LINGUA EBRAICA


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LA LINGUA EBRAICA

Per lingua ebraica (in ebraico israeliano: עִבְרִיתivrit  ) s'intendono sia l' ebraico biblico (o classico), sia l'ebraico moderno, lingua ufficiale dello Stato di Israele; l'ebraico moderno, cresciuto in un contesto sociale e tecnologico molto diverso da quello antico, contiene molti elementi lessicali presi in prestito da altre lingue. L'ebraico è una lingua semitica e quindi parte della stessa famiglia che comprende anche le lingue araba, aramaica, tigrina, maltese e altre. Per numero di locutori, sia ebrei israeliti sia ebrei della Diaspora, l'ebraico è la terza lingua di tale ceppo dopo l'arabo e l'aramaico.


עִבְרִית (ivrit ),  la cui radice legata alla  prima denominazione  di  EBREO עִבְרִי (‘Ivrì)  è רע ב  (‘Ain-Bet-Resh). Essa introduce il tema dell’ATTRAVERSAMENTO e del PASSARE. עָבָר  (‘Avàr) PASSATO. La parola ebreo עִבְרִי (‘Ivrì) non risale al nome di Abramo אַבְרָהָם (Avrahàm) come molti pensano ma è legata alla funzione di Abramo come “traghettatore” dell’umanità dal politeismo al monoteismo, nel riconoscimento dell’Unità di Dio. Non dimentichiamo che Abramo ha attraversato anche diversi fiumi per arrivare alla Terra di Canaan.


 הַשָֹּפָה הָעִבְרִית (Hassafàh ha’ivrit) LA LINGUA EBRAICA è una lingua sacra che perlustra i segreti della Creazione. Essa permette il PASSAGGIO מַעֲבָר (Ma’avàr) ad una consapevolezza più ampia come lingua della coscienza e ci preserva dalle TRASGRESSIONI עֲבֵרוֹת (‘Averòt). Una delle parole più interessanti di questa radice è עֻבָּר  (‘Ubàr) FETO. In questi passaggi creativi e volti alla crescita, non poteva mancare una riflessione sui legami umani, emersa da un gioco di trasformazione gematrico: עִבְרִית ha lo stesso valore numerico dell’espressione relazionale:

בֵּין אָדָם לְחָבֵרוֹ וּבֵין אָדָם לְמָקוֹם

(Ben Adàm lechaverò uvèn adàm leMakòm)

FRA L’UOMO E IL SUO COMPAGNO E FRA L’UOMO E IL LUOGO (Hashèm).


הָעִבְרִית diventa un volano straordinario con la sua saggezza e i suoi tesori sommersi in ogni parola. Ritroviamo anche sull’anello di Salomone questa radice! Come narra la leggenda, era incisa al suo interno la famosa frase :


!     גַם זֶה יַעֲבֹר

(Gam zeh yà’avòr !)

“Anche questo passerà!”



Da: 

“Crescere con le radici delle parole ebraiche” 
Casa editrice Castelvecchi. 
(libro a favore dei bambini di Milèv Layèled)


Per quanto il testo più famoso scritto in ebraico sia la Bibbia, il nome della lingua impiegata per la sua reda-zione non vi viene menzionato. Comunque, in due passi delle Scritture (il Libro dei Re II, 18, 26 e Isaia, 36, 11), si narra di come i messi del re Ezechia chiedessero a Ravshaqe, l'inviato del re assiro Sennacherib, di poter parlare nella lingua di Aram, in Aramit, ארמית, e non nella lingua Giudea, Yehudit  יהודית.
Tale richiesta era volta a evitare che il popolo, il quale apparentemente non doveva comprendere la prima, potesse capire le loro parole. Oggi la lingua della Torah viene denominata ebraico biblico. Ciò, al fine di distinguerla dall'ebraico della Mishnah, che rappresenta un'evoluzione tarda dell'ebraico nel mondo antico. 
La Torah fu scritta in ebraico biblico, mentre la Mishnah fu redatta in una varietà tarda della lingua, detta appunto “ebraico mishnaico”. Soltanto la comunità dei Samaritani non si servì della varietà mishnaica, ma preferì mantenere la propria, detta “ebraico samaritano”. 
Nei secoli seguenti, gli ebrei della diaspora continuarono ad adoperare questa lingua solo per le cerimonie religiose. Nella vita di tutti i giorni, gli ebrei si esprimevano invece in lingue locali o in altre lingue create dagli stessi ebrei nella diaspora, lingue non semitiche come lo yiddish, il ladino, il giudaico-romanesco o il giudaico-veneziano, nate dall'incontro tra l'espressione e l'alfabeto ebraico e le lingue europee. Inoltre, anche quando l'ebraico non rappresentò più la lingua parlata, esso continuò a fungere di generazione in generazione, durante tutto quello che viene detto il periodo dell'ebraico medievale, da strumento principale di comunicazione scritta degli ebrei. 
Quanto avvenne è deducibile soprattutto attraverso antichi testi di natura halachica; testi  per la stesura dei documenti dei tribunali religiosi, per le raccolte di halakhot, per i commenti ai testi sacri ecc. 
Anche la stesura di lettere e contratti tra ebrei veniva spesso eseguita in ebraico. Anche le opere ebraiche di natura non religiosa o non halachica venivano composte nelle lingue degli ebrei o in lingua straniera. 
Citando un esempio, Maimonide scrisse il suo Mishne Torah in ebraico, mentre la sua famosa opera filosofica, “La guida dei perplessi” , fu composta in giudeo-arabo. 
Inoltre, le opere laiche o mondane venivano ritradotte in ebraico, se di interesse, per le comunità ebraiche di altra lingua. Tra le famiglie più famose per essersi occupate di traduzione dal giudeo-arabo all'ebraico durante il Medioevo furono gli Ibn Tibbon, una famiglia di rabbini e traduttori attiva in Provenza nel XII e XIII secolo. L'ebraico entrò nella sua fase moderna con il movimento dell'Haskalah (l'Illuminismo ebraico) in Germania ed Europa Orientale a partire dal XVIII secolo. Sino al XIX secolo, che segnò gli inizi del movimento sionista, l'ebraico continuò a fungere da lingua scritta, soprattutto per scopi religiosi, ma anche per altri, quali filosofia, scienza, medicina e letteratura. Nel corso di tutto il secolo XIX l'uso che dell'ebraico si fece a scopi laici o mondani andò rafforzandosi. Con la costituzione del governo mandatario britannico nel paese, l'ebraico fu stabilito come terza lingua ufficiale, al fianco dell'arabo e dell'inglese. Alla vigilia della costituzione dello Stato di Israele, essa era già la lingua principale di tutto l’insediamento ebraico, ma anche lingua di studio nei suoi centri di formazione. Nel 1948, l'ebraico diventò la lingua ufficiale di Israele, insieme all'arabo. Al suo interno sono confluiti influssi provenienti dall’ yiddish, dall'arabo, dal russo e dall'inglese. Sulla scorta della tradizione europea, che trova la sua prima espressione nella costituzione dell'Accademia della Lingua Francese, anche in Israele esiste un organo ufficiale che detta lo standard linguistico: l'Accademia della Lingua Ebraica, istituita dal governo israeliano nel 1953 come "istituzione suprema per lo studio della lingua ebraica.". L'istituto si occupa principalmente di creare nuovi termini e nuovi strumenti lessicali e morfosintattici, attraverso decisioni che sarebbero vincolanti per gli organi istituzionali e le strutture scolastiche statali. Lo sviluppo del settore dei dizionari d'uso corrente nell'Israele degli anni '90 del Novecento, ha prodotto alcuni dizionari e lessici che attestano invece la lingua ebraica israeliana reale, e che rappresentano una fonte di autorità alternativa all'Accademia della Lingua Ebraica. 
Gli ebrei ortodossi non accettarono inizialmente l'idea di usare la “lingua santa” ebraica per la vita quotidiana, e tutt'oggi in Israele alcuni gruppi di ebrei ultraortodossi continuano a usare lo yiddish per la vita di ogni giorno. Le comunità ebraiche della diaspora continuano a parlare altre lingue, ma gli ebrei che si trasferiscono in Israele hanno sempre dovuto imparare questa lingua per potersi inserire.

L'ALFABETO EBRAICO CON IL SISTEMA NUMERICO

L'alfabeto ebraico deriva dal set fenicio, ha origini antichissime e da allora non è cambiato. Composto di 22 consonanti e 2 semiconsonanti la Vav e la Jod, si scrive da destra verso sinistra. 
Cinque consonanti, chiamate Sofit, sono scritte in modo diverso quando occupano l'ultima posizione  in una parola. L'alfabeto ebraico è senza vocali, poiché non si ha bisogno di scriverle, infatti, possono essere dedotte dal non si ha bisogno di scriverle, infatti, possono essere dedotte dal resto delle lettere. Tuttavia, c'è un sistema di punteggiatura chiamato Niqqud che aiuta a determinare il suono delle vocali e delle consonanti. Le consonanti Alef, HE, Ayin, non hanno un suono proprio, mute, servono ad appoggiare la vocale, pertanto si pronuncia solo il segno della vocale associata quando s'incontrano. 
Tecnicamente l'alfabeto ebraico non è un alfabeto ma un Abjad, questo è il termine usato per i sistemi di scrittura che non hanno vocali. Quando si usano simboli diacritici, Niqqud, per indicare le vocali, è considerato un Abjad impuro. I segni diacronici delle vocali  si trovano sotto o sopra le consonanti, in un caso specifico a lato. In Israele si scrive senza simboli diacritici, esempio: il testo dei giornali è scritto solo con le consonanti. 
La scrittura ebraica con le lettere in stampatello o stampato, è permessa solo ai Soferim (il copista nell'Ebraismo), colui che opera per la stesura della Terah, Tefillin, Mezuzot, Meghillot, Rotoli del Cantico dei cantici, Libro di Ruth , Ester, Eccclesiaste e delle Lamentazioni, dei Profeti, Ketubah o contratti di matrimoni, documenti di divorzio, edizioni artistiche di testi religiosi e addetto anche al  restauro di Torah; quindi addetto per testi di particolare manifattura e pregio. I Soferim, fanno studi specifici e sono abilitati a tale competenza riconosciuta dal rabbinato. 


ALFABETO EBRAICO STAMPATO O STAMPATELLO 

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NIQQUD
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Esiste, poi, l'alfabeto ebraico corsivo, questo è utilizzato da tutti per scrivere e leggere. Un libro presenta la copertina, che occupa il posto del quarto di copertina, pertanto si apre da sinistra a destra e si sfoglia da destra verso sinistra, insomma al contrario di quello che avviene negli altri paesi. 


ALFABETO EBRAICO STAMPATO E CORSIVO

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Le lettere dell’alfabeto ebraico sono anche la base del sistema numerico ebraico. Le prime 10 lettere dell’alfabeto rappresentano i numeri da 1 a 10. Le 10 lettere successive rappresentano le decine, da 10 a 90. Le lettere rimanenti sono usate per rappresentare le centinaia. Le centinaia tra 500 e 900 sono rappresentate con le lettere Sofit. È anche possibile rappresentare questi valori combinando le lettere che rappresentano le centinaia più piccole. Da queste relazioni è possibile assegnare ad ogni parola un valore numerico. Questo ha dato origine al campo della Gematria, che è la disciplina che studia le relazioni tra diversi concetti correlati sulla base del loro valore numerico.

SISTEMA NUMERICO EBRAICO


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