mercoledì 6 aprile 2022

Rubrica: memorie e racconti

Un calabrese a Parigi: tra fattualità e retaggio ebraico

Articolo di Riccardo Guerrieri

Voglio proporre agli appassionati lettori dei post del blog e della pagina e gruppo social « Jewish Calabria – Cultura e Retaggio Ebraico » il frutto  della mia «erranza» culturale riguardo alla storia ed alla cultura ebraica italiana, non in quanto erudito ricercatore, ma come semplice « cane sciolto », come si potrebbe dire, e pur tuttavia curioso della storia del posto in cui sono nato e vissuto fino all'età di 27 anni.
Per me sbarcare in Francia ha significato conoscere la famiglia di mia moglie, che abitava a Villejuif, cioè letteralmente città - Giudeo. Questa cittadina, famosa per i suoi centri di lotta contro i tumori, è situata a sud della capitale, dopo Porta Italia, lungo la strada che si chiama «Avenue d’Italie», poiché rappresenta il vecchio collegamento stradale tra Parigi e Roma.
Quando mi sono stabilito in Francia, nel 1980, non avevo mai incontrato un ebreo che si dichiarasse tale. 
Ricordavo solo le frasi lapidarie di Lenin sulla vendita della corda e sul piatto di lenticchie,  e soprattutto i testi accusatori delle lettere che riguardavano gli ebrei, scritte, agli inizi del ‘900, dai polacchi ai loro compatrioti emigrati negli Stati Uniti. Queste lettere fanno parte della grande opera sociologica pubblicata nel 1918-1920 da Thomas e Znaniecki, il cui studio, nella traduzione italiana del 1968, mi era stato proposto dal professore Izzo dell’Università di Roma per la mia tesi in storia della sociologia (in Francia, sempre in ritardo sulle traduzioni nei confronti dell’Italia, l’opera è stata pubblicata solo nel 1998 !)
A Parigi (dove ho sempre lavorato ed a tratti abitato) praticamente erano argomenti tabù. 
Rinunciai rapidamente a parlarne poiché un semplice cenno significava essere qualificati come antisemita, mentre io volevo semplicemente verificare fino a qual punto la mia cultura italiana fosse poggiata in questo caso su solide basi e non su considerazioni strategiche denigratorie.
Ho lavorato dunque  come ricercatore in sociologia (precario) per circa sette anni a stretto contatto di personalità influenti della comunità ebraica (Nadine Fresco, Caroline Eliacheff ed altri), imparando a conoscerne pregi e difetti,  e dunque condividendo certe porzioni di vita di ebrei contemporanei e parigini.
Quando ritornavo in Italia mi rendevo conto che tanti cognomi ebraici che conoscevo in Francia, una volta tradotti, erano comuni in Calabria. Avevo giocato a carte a Borgia con Lazzaro, potevo veder giocare a pallone un Giacobbe, eccetera.
 Inoltre, incuriosito, cominciai a sfogliare la documentazione esistente all’epoca sulle origini ebraiche dei calabresi e mi resi conto, abbastanza presto, che il sacrestano della mia infanzia era un Aiello, che i miei compagni di gioco durante la gioventù  erano i Neri, i Russo, i Sabatino, i Bruno, i Tedesco eccetera. 
Tempo dopo addirittura scoprii che il cognome Tesoro, di mia suocera, di origine pugliese, era riconosciuto come appartenente alla storia dell’ebraismo.
Tutti insomma cattolici, ma con origini manifestamente ebraiche. 
Fu nel 1985 che venne a lavorare nel nostro gruppo di ricerca parigino una signora che proveniva da Israele: Sylvia Klingberg-Brossat era dichiaratamente di sinistra e criticava la politica israeliana nei confronti dei palestinesi. 
\Era un periodo di tensioni in Israele. 
In quell'occasione ci fu il mio unico battibecco con Nadine Fresco (ammirevole nella sua lotta contro l’antisemitismo e ammiratrice di Rossana Rossanda), poiché mi feci portavoce della collera della giovane recluta israeliana del gruppo. 
Con Sylvia passai sei mesi di lavoro per una ricerca sociologica sui malati di cancro all’Institut Curie di Parigi che diede luogo ad una pubblicazione redatta da Patrice Pinell. 
È stato solo dopo trent'anni, per caso, che ho saputo che Sylvia (madre dell’attuale assessore della giunta di sinistra al Comune di Parigi e portaparola del candidato comunista alle elezioni per la presidenza della Repubblica nel 2022) era la figlia dell’illustre Klingberg, temibile spia del KGB all'interno di Israele, di origini polacche.
Detto per inciso, per una curiosa coincidenza, la mia direttrice per il dottorato di ricerca in sociologia, conseguito nel 1984, alla Sorbona, Paris V, era pure polacca di nascita e la mia nonna materna aveva come cognome Pollacchi.
Avendo abbandonato il campo della ricerca sociologica nel 1987, per un insieme di motivi e dopo parecchie pubblicazioni su riviste scientifiche, feci un primo passaggio al Comune di Parigi, per il quale  avevo vinto un concorso in quanto segretario amministrativo (da notare che in Francia, per ogni categoria di dipendente pubblico, tutti gli anni esistono dei concorsi con un numero reale di assunti). Presto frustrato, quattro anni dopo partecipai ad un altro per insegnare l’italiano, lingua estera nelle scuole statali francesi. 
Lo vinsi e potetti restare ad insegnare in un liceo parigino senza dover sperimentare la miseria umana delle scuole della lontana periferia che sono affibbiate ai nuovi insegnanti.
Fu in questo contesto di studi di italianistica  che assunsi anche un piccolo incarico di insegnamento alla Sorbona, Paris III, e incominciai a studiare la biografia del medico del mio paese venuto a Parigi dopo la sconfitta dell’effimera Repubblica partenopea o napoletana del 1799. 
Il fatto d'interessarmi al medico Antonio Pitaro, mi spinse a effettuare degli studi sulla situazione degli ebrei in Calabria. 
Era la fine degli anni 1990, avevo letto i classici Dito e Ferorelli ed evidentemente Colafemmina.  Contattai diversi tra cui il dottore Pugliese il professore Giuseppe Veltri, che insegnava in Germania, ed il professore Alessandro Guetta che insegnava nella sezione studi ebraici all’Inalco.  Ormai mi ero reso conto dell’enorme potenzialità dei fondi a disposizione nella Biblioteca Nazionale Francese (dove lavora attualmente l’italianista Marie - Laure Chérel, in quanto direttrice di un dipartimento; la Cherel si occupò gentilmente di correggere il mio contributo su Pitaro per una pubblicazione collettiva francese del 2000 , «La traduction-migration», per le edizioni Harmattan).
Tuttavia, piuttosto che spostarmi in Calabria, scrissi all'editrice parigina, di origine italiana, Liana Levi, a fine 1999, dopo la pubblicazione in Calabria, per le edizioni Laruffa, della biografia su Pitaro con il professore Alfredo Focà.
All'editrice Levi avevo chiesto un appuntamento per discutere del mio progetto di lavoro sugli ebrei di Calabria. Lei mi rispose negativamente giustificando la risposta con il fatto che l’argomento non avrebbe trovato un pubblico sufficiente per giustificare una pubblicazione a carico dell’editore (chissà cosa penserebbe oggi sapendo che la voluminosa edizione americana di Colafemmina, « The Jews in Calabria », si può trovare su Amazon solo alla modica somma di 331 euro!). 
Allo sconforto della risposta negativa si aggiunse nel 2000 il fatto che per una « cabala » parigina non fui più rinnovato nell'incarico d'insegnamento all'Università. Dovetti accantonare il mio interesse per questo aspetto della cultura della mia regione natale.  
Non mi interessai più a tutto ciò che era ebraico se non in modo veramente superficiale per tentare di colmare le mie lacune. Mi misi a guardare in diretta o in differita la trasmissione religiosa della domenica mattina, sul canale pubblico France2 della televisione francese, condotta all'epoca dal rabbino Josy Heisenberg (di origini polacche!). 
Questo rabbino era lo stesso che nel 1973 aveva scritto la sceneggiatura del film « Le folli avventure di Rabbi Jacob » in cui appare la locandina di una mostra del pittore calabrese Paolo Polimeno.
Questa trasmissione, per me molto istruttiva sugli usi e costumi e sulle interpretazioni  della Bibbia, un bel giorno dell’autunno del 2017 mise in onda una puntata dedicata alla «capanne di Gerusalemme », cioè sulla festa di Sukkoth. 
Il rabbino Eisenberg, parlando del cedro, disse che, a suo parere, questo albero fruttifero non esisteva in Europa. Io conoscevo l’importanza della costa dei cedri in Calabria (anni dopo appresi della coltura del cedro anche in Corsica) ed avevo visto che anche in certi siti ebraici si parlava della Calabria. 
Per esempio « The Jerusalem Post », nella sua edizione francese on line dell’8 ottobre dello stesso anno, scriveva che la tradizione dei cedri calabresi risale al tempo di Mosè: «...perché, come riferisce il rabbino Moshe Lazar di Milano, responsabile del controllo della kashrùt delle raccolte di cedri in Calabria dal 1964, questa terra fu benedetta da nostro padre Isacco. Quando Dio comandò agli ebrei nel deserto di prendere un Etrog per la festa di Sukkot, Mosè mandò messaggeri su una nuvola, che riportarono i cedri dalla Calabria...».
Scrissi dunque una cortese mail all'indirizzo della trasmissione «La source de vie» per il rabbino Eisenberg, indicandogli la presenza del cedro in Calabria. 
Non ricevetti nessuna risposta e rinunciai ad essere attivo nel creare connessioni e condivisioni di saperi nell'ambito del mondo ebraico. 
Sia pur amareggiato continuai però a guardare le trasmissioni ebraiche della domenica mattina (non sapevo che il rabbino Eisenberg era frattanto deceduto a dicembre, cioè due mesi dopo la puntata sul cedro) e il 14 febbraio del 2018 fu diffusa una trasmissione, registrata l’anno prima, in cui era presente, con un Eisenberg malaticcio, il rav Raphaël Sadin.
La potenza del suo discorso, la profondità del suo sguardo, il tono della sua voce, il suo abbigliamento pure, tutto durante questa puntata dedicata alla « Rivelazione » mi piacque e mi spinse ad interessarmi a questo rav che appresi essere uno dei pensatori dell’ebraismo fra i più seguiti. 
Trovai altri filmati con interventi del rav Sadin su internet, in libero accesso e distribuiti da un’organizzazione, Torah-box (« Diffusione dell’Ebraismo ai francofoni »), fondata da un giovane ebreo con origini nordafricane, Binyamin Benhamou, nei primi anni del 2000. Quest’organizzazione attualmente diffonde gratuitamente un’infinità di corsi in francese dati da altrettanti rav e dichiara 300 000 visitatori del sito al mese.
 Il contenuto dei corsi è variabile, ma sempre ispirato alla Torà, scritta ed orale. Chi conosce il francese potrebbe quindi istruirsi sia sulle diverse interpretazioni dei Parashot sia, per esempio sull'interpretazione dei sogni, oppure sul significato delle feste ebraiche così come sul significato dei ruoli all'interno di una coppia di ebrei ortodossi, e così via. 
In effetti, qualcuno crede a torto che la Torà sia una storia di preghiere, che ci si domandi se la carne sia Kosher, ecc. ecc.
Questo può accadere, ma rappresenta solo una piccolissima parte della Torà.
Essa dice di non rubare al prossimo, di non imbrogliarlo. Ci sono molte leggi che riguardano le relazioni monetarie tra le persone. Inoltre, è grazie a quest’organizzazione, che i filmati che riguardano le sinagoghe italiane trasportate in Israele sono stati diffusi recentemente dal bergamasco Eugenio De Giorgi, convertitosi all'ebraismo, divenuto Isacco da alcuni anni e ormai residente in Israele. 
Sullo stesso argomento, la trasmissione religiosa dell’emittente pubblica francese, ormai con altri conduttori, aveva già effettuato una lunga ed interessante puntata il 9 febbraio del 2020. Il documentario (oggigiorno non disponibile) era intitolato « Gli ebrei italiani, da Roma a Gerusalemme ». 
Oltre a presentare la storia dei rapporti tra Israele e Roma nell'antichità, ed una visita alla collezione dell’arte ebraica italiana del «Museo dell’arte e storia dell’ebraismo di Parigi», il lungo documentario aveva presentato una visita guidata della sinagoga di Conegliano Veneto smontata e trasportata a Gerusalemme all'indomani della seconda guerra mondiale.
Evidentemente, la scoperta di tutte queste generose fonti mi ha spinto a visitare altri siti, tra i quali, in provenienza da Israele, non è tra i meno importanti Shavei Israel - edizione in italiano, con i commenti del giovane rav Eitan della Rocca, ma anche il portale dell’ebraismo italiano, moked.it, che, appunto, nell’aprile del 2016 faceva il punto sulla situazione dell’ebraismo nel sud dell’Italia.
Nel 2018, conobbi in un suo corso sull’ « Albero della vita », una signora, Marlène Benisty, ebrea, che mi incoraggiò ad andare nella sinagoga di una delle due celebri rabbine parigine, cioè Pauline Bebe, la prima donna rabbina ad esercitare in Francia. 
Dunque un’esponente della corrente liberale. Mi ci recai un venerdì sera, fui accolto gentilmente e potetti partecipare alla cerimonia. Questo approccio mi diede anche l’opportunità di meglio apprezzare quello che la prima rabbina d’Italia, della corrente riformatrice, stava facendo in Calabria, cioè Barbara Aiello, ormai stabilitasi a Serrastretta, e di cui si era parlato anche in Francia.
Tuttavia a dicembre del 2019 fui al corrente che uno dei rav che danno il loro contributo a Torah-Box, Shimon Gobert, avrebbe dato una conferenza in una sinagoga della cittadina di Le Kremlin-Bicêtre, alle porte di Parigi Sud.
 Teoricamente chi voleva iscriversi era autorizzato a partecipare. Per precauzione però mi misi in contatto, presentandomi come non ebreo, con l’intermediaria i cui dati erano comunicati. Dopo alcuni scambi ricevetti una risposta negativa: non potevo partecipare per non mettere nell'imbarazzo il rav.
Ingoiai di nuovo amaro e misi al corrente della cosa (oltre alla mia decisione di non insistere) il fondatore dell’organizzazione. 
Benhamou fu spiacente, forse più di me, dato che mi scrisse una mail da Israele spiegandomi che la risposta datami era falsa poiché al rav la mia presenza non sarebbe dispiaciuta e che inoltre «non ci sarebbe stata neanche la necessità di avvertire della mia presenza». Continuai comunque ad acculturarmi sulla questione ebraica, comprai alcuni libri della Bebe, di Sadin e anche del rav italiano, di formazione ortodossa, ma progressista, Haim Fabrizio  Cipriani che aveva anche esercitato in Francia e col quale sono ancora in contatto, come d’altronde con la rabbina Aiello.
I siti calabresi on line, sorti nel secondo millennio con la vocazione di far conoscere la storia ebraica in Calabria, l’uno diretto dall'ormai defunto Agazio Fraietta e l’altro dalla generosa Vincenza Triolo, hanno rianimato i miei interessi per la Calabria, specialmente per quanto riguarda l’eventuale presenza di reperti ebraici o di una necropoli ebraica a Girifalco.
Termino, segnalando ai lettori calabresi un film-documentario  del 2 dicembre 2020 del canale televisivo del Quebec, « Investigations », dal titolo « Israël : sous la pression des ultra-othodoxes ». Nel quartiere di Gerusalemme abitato esclusivamente dagli ebrei ultra-ortodossi, ebbene la popolazione comunica le notizie importanti, specialmente i decessi, tramite manifesti, come nelle località calabresi (e più largamente nel sud).
Attualmente, dopo aver pubblicato a gennaio del 2022 un articolo sulla rivista on line del giornalista Roberto Messina, destinato a smuovere le acque nella zona di Girifalco (Cz), dove potrebbero esserci delle tombe ebraiche, io continuo nei miei contatti iniziati nel 2020 con Steve Krief, redattore capo del sito internet «JGuideEurope», cioè la « Guida culturale degli Ebrei di Europa ». Questo giornalista parigino, specialista dell’umorismo ebraico americano, vuole far conoscere i siti della cultura ebraica in Italia, specialmente quelli del meridione.
Desidera quindi meglio approfondire le sue conoscenze dei siti culturali ebraici del Sud e così meglio farli conoscere ai viaggiatori turisti francofoni: ora che lo spettro della Covid-19 sembra si stia estinguendo nello spirito dei turisti.
Aspetta disgraziatamente che siano più chiari gli sviluppi degli eventi bellici dell’Ucraina.
Mi auguro dunque che tutto si risolva nel miglior modo e che il signor Krief possa presto arricchire il sito francese di tutti quei dati che possano invogliare i viaggiatori culturali interessati al mondo ebraico a scendere nel Sud, forse così incentivando anche la Soprintendenza ai Beni Archeologici a concedere maggior attenzione alle possibilità archeologiche recondite della Calabria e del Sud.

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Dott. Riccardo Guerrieri