mercoledì 5 gennaio 2022

MUSEO DEL CEDRO DI SANTA MARIA DEL CEDRO - CS


Santa Maria del Cedro è un comune di 4.940 abitanti circa in provincia di Cosenza, situato nella parte nord - occidentale della Calabria era denominato fino al 1955 Cipollina nella cosiddetta Riviera dei Cedri, frutti tipici della zona da cui prende il nome. 
Il comune di Santa Maria del Cedro è situato all'estremità inferiore della Piana del Lao, vicino ai torrenti Lao e Abatemarco, sulla riva del Tirreno, tra Scalea e Diamante, a breve distanza dal Parco Nazionale del Pollino. 
L'odierna Santa Maria del Cedro fu fondata nel XVII secolo dagli abitanti del vicino borgo di Abatemarco a seguito della sua distruzione, causata dallo straripamento delle acque del fiume omonimo dopo l'alluvione. L'antico borgo denominato Cipollina, il cui significato sta per luogo al di qua della grande città, fu feudo dei Brancati di Napoli fino all'unità d'Italia. 
Non poco distante dal fiume Abatemarco è collocato il Castello San Michele o Abatemarco, una fortezza Normanna, collocata su un'altura rocciosa, di cui oggi  restano i  ruderi (1).


CASTELLO SAN MICHELE O ABATEMARCO
RESTI DELLA FORTEZZA NORMANNA 



MUSEO DEL CEDRO -
SANTA MARIA DEL CEDRO CS 
Di datazione posteriore a quella del Castello è il cosiddetto "Carcere dell'Impresa", un antico opificio risalente al XV - XVI sec., appartenuto per lungo tempo ai Sollazzo, una nobile famiglia di Santa Maria del Cedro. 
Qui, all'interno dell'odierno Palazzo Marino, al primo piano, ha sede il Museo di Santa Maria del Cedro, istituito dal Consorzio del Cedro di Calabria. 


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Scale - CS


Santa Maria del Cedro è vicina a SCALEA, un antico borgo disposto a gradinate su di un poggio del fianco meridionale del promontorio omonimo, nell'alto Tirreno cosentino. Scalea  sotto i Normanni fu trasformata in borgo fortificato. Nel 1284 fu uno dei primi centri calabresi a dichiararsi per gli Aragonesi nella guerra del Vespro. Compresa nella contea di Lauria, fu successivamente dei Sanseverino, dei Caracciolo e degli Spinelli. Nel 1443 era tassata  per 135 fuochi e nel 1532 per 167. Nella seconda metà del XV secolo gli ebrei erano presenti a Scalea, ma la documentazione è assai esigua. Nel 1493 una Gauyosa ebrea denunciò che appena giunta ad abitare nella  cittadina nei pressi della fiumara, le fu rubata una cassa contenente molte sue robe e 12 ducati. Non riuscendo a recuperare con l’aiuto delle autorità locali ciò che le era stato tolto, si rivolse alla Camera della Sommaria, che in data 16 settembre ordinò di prendere accurate informazioni sul furto e di trasmetterle per iscritto, onde procedere secondo giustizia[1]Un altro intervento della Camera della Sommaria si ebbe il 18 novembre 1493: la comunità aveva presentato un memoriale contro il giudice locale degli ebrei, Ferrante de Cayano, lamentando che senza alcun legittimo motivo aveva arrestato alcuni di essi e voleva tradurli in prigione ad Orsomarzo. Gli arrestati per evitare il carcere avevano accettato di dargli 50 ducati, impegnandosi a consegnare il denaro entro una certa data. La Camera vietò a Ferrante di esigere alcunché dai ricorrenti, gli ordinò di restituire tutto ciò che avesse preso da loro e lo rimosse dall’ufficio di giudice dei giudei  per il suo cattivo comportamento nei loro confronti[2]A pochi passi dalla Porta di Mare, a ridosso del paese, c’era la  Torre di Giuda [3]di cui tuttora rimane un rudere, Oreste Dito pone in relazione con gli ebrei il nome della torre [4], ma non ne fornisce la ragione, (forse per trascrizione di memoria storica locale)Nella torre costiera detta di Talao nel 1950 sarebbe stata trovata un’iscrizione ebraica. [5]

Torre Talao - Scalea CS

A Scalea ha sede l' Accademia Internazionale del Cedro, un'associazione per la valorizzazione del sacro agrume, nata grazie al Prof. Franco Galiano ha promosso varie iniziative di particolare pregio in collaborazione con il Consorzio del Cedro,  e il Museo del Cedro di Santa Maria del Cedro. Il Prof. Franco Galiano è anche autore di numerose pubblicazioni sul Cedro e l'Ebraismo.  (4) 




Leggi anche al seguente link: 

https://jewishcalabriaculturaeretaggioebraico.blogspot.com/2021/10/calabria-santa-maria-del-cedro-cosenza.html


VIDEO MUSEO DEL CEDRO 
A CURA DI STORIE GASTRONOMICHE 

VIDEO LA FESTA DELLA RACCOLTA 

A CURA DI WDITV





NOTE:

[1] ASNa, Sommaria, Partium 37, fol. 12v.

[2] ASNa, Sommaria, Partium 37, fol. 76v; Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale, p. 180.

[3]Giustiniani, L., Dizionario geografico-ragionato del regno di Napoli, Napoli VIII, p. 357.

[4]Dito, O., La storia   calabrese  e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, p. 271.

[5] Russo, F.,  Storia della diocesi di Cassano al Jonio, I, p. 305.


BIBLIOGRAFIA:

Dito, O., La storia   calabrese  e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Rocca S. Casciano 1916.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Giustiniani, L., Dizionario geografico-ragionato del regno di Napoli, Napoli 1797-1816.

Russo, F.,  Storia della diocesi di Cassano al Jonio,  Napoli 1964. 


  FONTI E FONTI ICONOGRAFICHE:


(1) Francesco Stuppello, Castello di Santa Maria del Cedro, in calabriaportal.
(2) https://www.museodelcedro.com/
(3) https://www.laviadelcedroblog.com/
 http://www.prolocodiamante.it/andar-per-musei/museo-del-cedro-santa-maria
(4) https://www.facebook.com/Accademia-Internazionale-del-Cedro-Scalea-102559778120775/
www.wikipedia.org 


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CURIOSITÀ 

Lo sapevi che il Cedro come il Bergamotto ed altri agrumi di Calabria, in un determinato periodo storico, entrarono a far parte delle collezioni dei Granduchi di Toscana e furono ritratti da BARTOLOMEO BIMBI l'artista scienziato?

TI RACCONTO DEL CEDRO IN UN VIAGGIO IN TOSCANA

di Vincenza Triolo 

Il Cedro come il Bergamotto tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo è stato un soggetto predominante in opere di Bartolomeo Bimbi, realizzate per conto di Cosimo III dei Medici. Protagonisti di un episodio di collezionismo mediceo, poco conosciuto ai  non specialisti del settore Culturale ed Artistico, che si situa in quel sodalizio fra arte e scienza che connotò intensamente la vita del Granducato. Quindi un fiorire di scienze naturali  ma anche di opere artistiche con tanto di abaco con denominazioni specifiche, si tratta delle opere di  Bartolomeo Bimbi oggi conservate al Museo della Natura Morta della Villa Medicea di Poggio a Caiano in provincia di Prato e a 15 Km da Firenze. I dipinti sono tutti provenienti da Villa La Topaia, la meno conosciuta fra le ville dei granduchi. Nella collina sopra Villa La Petraia, già esistente nel Cinquecento, abitata da Cosimo I, che visse una prestigiosa stagione sotto Cosimo III, che la adottò come suo "buen retiro", dove amava  auto-esiliarsi nella contemplazione di quel tripudio di natura, reale come nel giardino o dipinta come nella quadreria, di cui volle circondarsi. Villa La Petraia fu ampliata e riedificata probabilmente da Giovan Battista Foggini, che era assurto al ruolo di "Scultore di corte" nel 1687 e di "Architetto primario" nel 1694, con un tono spartano ma signorile, secondo le esigenze del sovrano e connotata da un accentuato rigore progettuale. Nelle sue sale il Granduca volle "che restasse tutto adorno di quadri rappresentanti al vivo… tutte le sorti di frutte, d'agrumi, d'uve e di fiori che finora si sono potute trovare". Così recita Francesco Saverio Baldinucci, biografo di Bartolomeo Bimbi. Nel corso della sua vasta carriera Bartolomeo Bimbi attraversò quasi tutta l’Italia, lavorando per l’appunto alla corte del Granduca Cosimo III, amante delle piante e dei loro frutti. Qui, insieme al botanico di corte, Pier Antonio Micheli, cominciò un lavoro di grande rilevanza storica, in altre parole una catalogazione sistematica organizzata per specie, stagione, provenienza. Bartolomeo Bimbi, insieme a Micheli, documentò così in straordinari dipinti la diversità vegetale e colturale tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento; di particolare pregio le opere che ritraggono gli agrumi e che lo accompagnarono fino alla tarda età e alla fine dei suoi giorni.

Villa Medicea di Poggio a Caiano -  PO
PH Copyright di Vincenza Triolo, marzo 2016 

Visitai Villa Medicia a Poggio a Caiano con il Museo della Natura Morta a marzo del 2016 era in uno dei miei consueti soggiorni a Firenze, che oramai sono sempre più frequenti negli ultimi anni, dovevo fare una ricerca per studi su Beni Culturali e Paesaggistici del mio territorio natio calabrese. 

A Poggio a Caiano ero alla ricerca delle opere de di Bartolomeo Bimbi ed in particolare per poter fotografare l’immagine delle varietà di Bergamotto ritratto e non solo, infatti volevo ritrovare particolari a me cari di agrumi caratteristici della mia terra natia con la propria cultura. Appresi che, qui come in tutte le Ville Medicee, vi erano limonaie secondo il gusto del tempo e del luogo in cui la villa era frequentata, al suo interno erano custoditi durante i mesi freddi  i vasi con le piante di agrumi alcuni come il Bergamotto usati con le loro fioriture per profumi ed ornamenti, e come orchidee, considerate nel luogo piante esotiche. Qui, presso la Villa di Poggio a Caiano dal 2007 nelle sedici sale del secondo piano, è stato allestito il nuovo Museo della Natura Morta, dedicato appunto alle nature morte e ai dipinti di soggetto naturalistico provenienti dalle collezioni delle Gallerie Fiorentine e appartenuti ai Medici. 

Museo della Natura Morta - Villa Medicea di Poggio a Caiano -  PO
PH Copyright di Vincenza Triolo, marzo 2016 

Oltre duecento opere sono ordinate in un percorso museale che segue lo sviluppo del collezionismo mediceo, dedicato alla rappresentazione dei temi e dei soggetti della natura.  La raccolta nel museo copre una cronologia che va dalla fine del Cinquecento alla metà circa del Settecento e illustra nelle sue linee principali lo sviluppo di questo genere pittorico soprattutto nel suo secolo d’oro, il Seicento. Sono presenti capolavori di artisti italiani e stranieri, giunti a Firenze grazie all’attento e aggiornato mecenatismo dei Medici. A farla da campione assoluto nel museo è il fiorentino Bartolomeo Bimbi, del quale sono esposte ben cinquantanove opere, inclusi i suoi celebri Campionari dei frutti prodotti nel Granducato di Toscana. La SALA 13  a lui dedicata è intitolata: “Bartolomeo Bimbi e il casino della Topaia”. 

SALA 13 - Museo della Natura Morta 
Villa Medicea di Poggio a Caiano -  PO
PH Copyright di Vincenza Triolo, marzo 2016

Al suo interno, dodici eccezionali dipinti eseguiti per la villa medicea della Topaia che raffigurano, con il massimo dettaglio e precisione scientifica, le innumerevoli qualità di agrumi, uve, pere, pesche, ciliegie, albicocche, mele, fichi e susine che, tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, erano prodotte nelle campagne e nei giardini della Toscana medicea (e che sono oggi quasi del tutto scomparse). La presenza di varietà di agrumi Calabresi in Toscana, sia nelle opere del Bimbi sia nelle limonaie non solo fu determinato dagli spostamenti dell'artista in tutt'Italia per i propri studi ma può anche far ipotizzare come mercanti, che si recavano al Sud per il  commercio di prodotti vari portavano con sé primizie e rarità, che poi ricollocavano e distribuivano nel Granducato di Toscana. Le tele, veri capolavori della natura morta italiana, sono ancora racchiuse in altrettanto splendide cornici intagliate con fiori e frutti, eseguite appositamente dall’olandese Vittorio Crosten. Di Bartolomeo Bimbi sono poi presenti nel museo anche alcune opere che ritraggono animali esotici o eccezionali, visti con gli occhi di un artista-scienziato. Nelle opere del Bimbi si possono trovare tracce di una eccezionale biodiversità, tanto che le  tele possono essere considerate dei veri e propri campionari scientifici. Egli ha riprodotto meticolosamente le diverse varietà allora coltivate dei vari agrumi e frutti, facendo attenzione a riprodurre il nome, nella rappresentazione di cartigli, e persino i difetti dovuti a malattie e parassiti; un’opera così importante questa che è così divenuta, in diverse occasioni, oggetto di studio di botanici del CNR e di varie istituzioni universitarie come utile traccia per identificare fiori e frutti estinti o in via di estinzione, tentandone poi il recupero. Al museo sono anche esposti importanti dipinti di Willem Van Aelst, Felice Boselli, Jan Brueghel, Margherita Caffi, Giovanni Agostino Cassana, i Cedri di Filippo Napoletano, Giovanna Garzoni, Jan Davidsz De Heem, Monsù Aurora, Bartolomeo Ligozzi, Otto Marseus, Antoine Monnoyer, Cristoforo Munari, Pietro Navarra, Mario de’ Fiori, Giuseppe Recco, Andrea Scacciati, Giovanni Stanchi, Franz Werner Tamm, ed altri ancora.

Melangoli, Cedri e Limoni, autore Bartolomeo Bimbi - 1715 
Museo della Natura Morta di Poggio a Caiano PO.
PHOTO Copyright Vincenza Triolo , anno 2016



PARTICOLARE : Melangoli, Cedri e Limoni,
autore Bartolomeo Bimbi - 1715
 
Museo della Natura Morta di Poggio a Caiano PO.
PHOTO Copyright Vincenza Triolo , anno 2016

Il granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, fu colui che adottò La Villa a Poggio a Caiano come suo "buen retiro", dove amava  auto-esiliarsi nella contemplazione di quel tripudio di natura, reale come nel giardino o dipinta come nella quadreria, di cui volle circondarsi e che commissionò al Bimbi le opere descritte, ma anche colui che il 20 dicembre 1680 emanava un editto mirante ad impedire il «commercio carnale» tra cristiani ed ebrei, richiamandosi espressamente a due bandi precedenti: quello del primo luglio 1677, che proibiva agli ebrei di ricorrere a balie o a servitori cristiani, e quello del 26 giugno 1679, che si proponeva di impedire i rapporti sessuali tra gli appartenenti alle due religioni. Il bando del 1680 doveva evitare qualsiasi contatto tra ebrei e cristiani attraverso la netta separazione delle rispettive abitazioni: niente porte in comune, né finestre, o tetti, terrazzi o pozzi che potessero in qualche modo facilitare incontri e amichevoli conversazioni. In questo modo si voleva porre termine ad una quotidiana, reciproca dimestichezza che, nonostante i ripetuti divieti, si era venuta affermando nel tempo, tollerata soprattutto a Pisa, dove «alcune famiglie Cristiane e Ebree» avevano «avuto ardire di coabitare nella medesima casa». Che questo pacifico stato di convivenza interreligiosa si realizzasse con maggior facilità nella città di Pisa non è stranezza. Infatti, sia a Pisa sia a Livorno vivevano ebrei di origine iberica, alcuni passati anche dal Sud Italia,  che, costretti a convertirsi al cristianesimo, avevano trovato nella Toscana medicea un’oasi di protezione dall’Inquisizione, potendo tornare alla religione originaria senza il timore di essere processati per eresia, grazie ai privilegi concessi loro dal granduca Ferdinando I de’ Medici in due riprese, nel 1591 e nel 1593 (le cosiddette “Livornine”). Se in questo della Toscana il potere granducale aveva concesso ampie libertà ai “Marrani o Conversos”, sfruttando le loro ben note capacità imprenditoriali e le loro ampie reti commerciali per fare di Pisa e Livorno uno dei principali centri di scambio del traffico mediterraneo ed atlantico, nell'entroterra le cose andavano ben diversamente. Cosimo I era stato il primo dei regnanti italiani ad ottemperare al dettato della bolla Cum nimis absurdum del 1555, rinchiudendo tutti gli ebrei toscani nei ghetti di Firenze (1570) e Siena (1571). I due diversi tipi di trattamento riservato agli ebrei nella Toscana medicea sono il frutto di una spregiudicata strategia politica, che aveva sacrificato senza troppi rimorsi gli ebrei italiani ai voleri di papa Paolo IV Carafa; un sistema oramai consolidato fino alla salita in trono di Cosimo III de’ Medici, che peggiorò la situazione e favorì le conversioni al Cristianesimo con concessioni ai neofiti di beni materiali e tollerando abusi ecclesiastici come la sottrazione agli ebrei di figli, battezzati con l’inganno. (6)

(6)  Samuela Marconcini, 20 dicembre 1680: Cosimo III emana un bando per impedire il commercio carnale tra cristiani ed ebrei, Dicembre 2012, in http://www.storiadifirenze.org

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BLOG - POST
Vincenza Triolo 
Esperta in Storia e Conservazione di Beni Culturali
Studiosa e Ricercatrice
Conservatore dei Beni Arch. ed Ambientali
Tecnico del Rest. ed Architetto
Gia' Catalogatrice MiC

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