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La Cattolica di Stilo (RC) e l'affresco della Dormitio Virginis |
PREMESSA:
Nel 2020 in occasione della realizzazione del programma per la Giornata della Cultura Ebraica in Calabria,
fui coinvolta in qualità di studiosa per il territorio di Motta San Giovanni
(RC) e dei suoi Beni Culturali; in particolare, in merito agli studi
eseguiti nel territorio di appartenenza sul retaggio della Cultura
e Tradizione Ebraica avviati già dal 2013 e per le attività di
valorizzazione, promozione e divulgazione conoscitive, sulla cultura e tradizione ebraiche più in generale svolte.
In agosto iniziò la collaborazione con il referente UCEI per la
regione Calabria, per la registrazione d’itinerari culturali ebraici, da divulgare in occasione della Giornata della Cultura Ebraica 2020, in tale
occasione oltre che a Motta San Giovanni, partecipai alle visite per le riprese a
Bova Marina, presso i resti archeologici dell'antica Sinagoga, altri siti e
la Cattolica di Stilo in provincia di Reggio Calabria; questi, Beni Culturali a me molto cari e familiari per la mia
formazione come Conservatore di Beni Architettonici ed Ambientali, Architetto, già Catalogatrice per l’ICCD - Catalogo Generale di
Beni Culturali - MiBACT, studiosa e ricercatrice nella mia Regione di residenza.
Durante la visita a Stilo (RC) e le riprese
all'interno di uno dei siti più significativi e conosciuti della
Calabria, La Cattolica, mi fu posta una domanda;
infatti, mi fu chiesto se secondo me in una porzione di affresco che
decorava una delle pareti interne, vedevo una macchia di colore, una di
umidità o l'immagine di una "Rotella", quel simbolo distintivo giudaico utilizzato nel Medioevo.
Secondo me, era raffigurato un decoro
rotondo come una spilla un medaglione, che poteva essere benissimo identificata come una Rotella, ma visto gli studi e le indagini che non furono mai eseguite in merito, dai numerosi studiosi del Bene e dalla stessa Soprintendenza, come da altri, proposi un'indagine e uno studio storico -
tecnico - scientifico per una corretta lettura e conoscenza, affinché l’esito finale potesse confutare ogni dubbio e divenire, in caso di risultati attendibili, una testimonianza tangibile di tasselli di
storia da tramandare di generazione in generazione e da far conoscere per abbattere pregiudizi e rendere giustizia ad accadimenti e fatti storici tragici per la popolazione ebraica nel Meridione d'Italia fino alla definitiva cacciata.
L'indagine storica nel Meridione d'Italia risulta per
la maggiore difficile, come anche una corretta lettura dell'iconografia di affreschi
deterioratosi nel tempo. In alcuni casi, l'indagine storica è particolarmente impegnativa
ed alquanto farraginosa per la dispersione con distruzione di alcuni
documenti storici o di interi archivi, per volontà politica o per accadimenti tragici e catastrofici avvenuti nel tempo.
Il 7 agosto 2020 cominciarono le ricerche e gli studi
tecnico – scientifici sull’affresco della Dormitio Virginis, realizzato
all’interno della Cattolica di Stilo (RC), secondo le mie competenze in qualità di
esperta in Storia e Conservazione di Beni Architettonici ed Ambientali e Culturali più in generale, Catalogatrice di Beni Culturali, studiosa e
ricercatrice.
Lo studio, poi, è stato condiviso con il responsabile delle
Giornate della Cultura UCEI per la regione Calabria e pubblicato da Brenner
Editore. La monografia argomenta non solo sull’eretico, identificato come l’ebreo
con in petto il simbolo distintivo giudaico, la Rotella, ma anche su fatti storici, che al Meridione d’Italia,
hanno segnato la vita di uomini e donne, ma anche di intere generazioni del
Popolo Ebraico.
Alla fine di quest'esperienza di studio e di ricerca, determinata verso la conoscenza di altri tasselli di un puzzle per me importanti, e prima di andare oltre, ho sentito dal profondo di dedicare questo lavoro, come un atto di sentita e ricercata giustizia.
Riporto qui la mia dedica presente nella pubblicazione:
A
tutti gli B'nei Anusim,
i
figli degli obbligati del Meridione
per
una riscoperta della memoria
e
del ricordo cancellati,
poichè
consapevolezza significa
libertà
e quindi rinascita nel proprio paese
Vincenza
Triolo
18
settembre 2020
29
Elul 5780
DI SEGUITO ALCUNE PARTI DELLO STUDIO E IL RIFERIMENTO ALLA PAGINA DELL'EDITORE
BUONA
LETTURA E CONOSCENZA!
PARTE I - LOCALIZZAZIONE:
Il centro abitato di Stilo in provincia di Reggio Calabria è costruito a terrazzamenti sotto le rocce del Monte
Consolino, in una posizione strategica a 400 m s.l.m. Ionio. Secondo gli studiosi, Barrio e Marafioti, Stilo prende il nome dalla fiumara Stilaro. Nelle vicinanze del centro abitato, si estende il bosco di Stilo e la conosciuta Ferdinandea, area ricoperta da storici boschi con abeti bianchi e faggi. Dista da Reggio Calabria 150 km e da Catanzaro 75 Km. Lungo tutto il territorio di Stilo scorre la fiumara Stilaro, mentre nell'area boschiva e montana sono state edificate la Diga Giulia e la Diga Azzarera non più in uso.
Sempre in quest'area scorrono i suoi affluenti Folea, Mila e Ruggero, mentre verso l'area pianeggiante si aggiungono provenienti da Pazzano il torrente Troia e il Fosso Brunìa; lo Stilaro sfocia nel mar Jonio in contrada Caldarella. Stilo è stata roccaforte della cultura Bizantina ed oggi è riconosciuto come uno dei Borghi più Belli d'Italia, dove spicca in tutta la sua bellezza un monumento conosciuto in tutto il mondo, la Cattolica di Stilo.
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Mappa con localizzazione di Stilo e della Cattolica |
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Percorso sulla strada provinciale che conduce a Stilo (RC) da Marina di Gioiosa Ionica |
Per raggiungere Stilo basta percorrere- da nord: Autostrada A3 uscita
Lamezia Terme - statale per Catanzaro - statale 106 jonica - bivio Monasterace
Mar. - statale 110
- da sud: autostrada A3 uscita
Rosarno - Superstrada Jonio-Tirreno per Marina di Gioiosa Jonica - statale 106
- bivio per Stilo.
PARTE II - LE ORIGINI
E LA PRESENZA EBRAICA A STILO:
Le origini di Stilo sono note, anche se il periodo tra il VI e il X secolo è il più oscuro della sua storia. Venne fondata probabilmente sui ricordi dell’antica colonia magnogreca chiamata Kaulon (nei pressi dell’odierna Monasterace Marina), intorno al VII secolo.
Fu, infatti, l’ultimo propugnacolo della «polis» presso il Promontorium Cocyntum quando ancora l’odierna cittadina prendeva il nome di «Stilida».
Gli abitanti furono costretti ad abbandonare il litorale e a ritirarsi sopra il Capo di Stilo e, successivamente, alle falde del monte Consolino, “monte aspro, eminente e muto”, perché solo esso poteva costituire luogo sicuro e rifugio tranquillo, man mano che infuriavano lungo tutta la costa jonica i sanguinosi saccheggiamenti da parte dei Saraceni.
L’esistenza del centro, nel primo millennio, è confermata dalla notizia della storica battaglia tra le truppe di Ottone II di Sassonia e gli Arabi e i Bizantini, avvenuta lungo il fiume Stilaro, il 13 luglio del 982, precisamente nella zona tutt’oggi denominata Vinciguerra.
Ma la vera storia di Stilo ebbe inizio nel periodo della seconda ellenizzazione ad opera dei Bizantini, e poi sotto la dominazione Normanna. Durante tale periodo la cittadina acquistò autonomia territoriale e amministrativa, divenendo città di Regio Demanio, perché dipendente in via diretta dal sovrano regnante. Fu anche autonoma in economia per la ricca produzione mineraria, che si rinvigorì nei periodi successivi a quello normanno. Il diretto contatto della città con il potere regale fu mantenuto vivo, oltre che sotto i già citati Normanni, anche durante le dominazioni Sveva, Angioina ed Aragonese. Strenua difesa fu opposta a baroni e principi all’epoca dei Borbone ma, nonostante tutto, per l’indipendenza di Stilo fu la fine.
La fedeltà di Stilo ai sovrani e l’opposizione a tutti quelli che tentarono di dominarla con falsi titoli, rimasero consacrate ed esternate nel binomio «Sanguinis Prætio», che gli antichi scelsero quale motto su cui innalzare lo stemma della città, che risulta composto da un’aquila bicipite coronata, ad ali allargate e stante su tre colli che lambiscono il mare.
Ancora oggi Stilo conferma la sua gloria con una bellezza integra di quei tempi assai lontani. Bellezza e gloria tramandata dai numerosi reperti artistici, i più ancora perfettamente conservati e distribuiti sull’intero territorio comunale.[1]
Il piccolo borgo nel 1426 apparteneva a Nicolò d'Arena, a cui seguì il figlio Loise. Nel 1443 Stilo con i suo casali era tassato per 626 fuochi e nel 1494 per 400 (per fuochi s'intendevano nuclei familiari). In seguito, nel 1496, Re Federico lo diede, sotto forma di vendita, a GiovanFrancesco Concublet di Arena. [2]
Sono noti i
nomi e l’attività di alcuni Ebrei di Stilo nella seconda metà del XV secolo, quali:
David, mercante di panni in Arena (1466), Iaco mercante di pelli (1477), Abramo
mercante di tela (1479), Gaudio de Mordochai, mercante di velluti e di altre
stoffe (1488) [3].
Nel 1485 la
Camera della Sommaria ordinò di chiedere conto al tesoriere di Calabria
Vincilao de Campitello, fra le altre somme, di un residuo fiscale di 5 ducati
dovuto dai giudei di Stilo per l’anno della indizione XIV (1480-1481) [4].
Alla fine
dell’età aragonese la comunità di Stilo era costituita da 5 fuochi, che nel
1503 si erano ridotti ad uno, essendosi gli altri estinti per la guerra e la
peste.
Isac de Bracha, che era il fuoco superstite, versò nel 1508 i suoi
contributi fiscali in più rate, una volta direttamente, le altre due per mano
rispettivamente di Sadia de Sammarco e di Iacobo Barbarite. [5]
Dal 1508 non si hanno altre notizie, ma questi furono gli anni che seguirono l'espulsione degli ebrei dopo l'Editto dell'Alhambra o di Granada del 1492, e il susseguirsi di successivi ed altri decreti, che determinarono la definitiva cacciata nel 1541 in tutta l'Italia Meridionale.
Tutt'oggi, della presenza ebraica a Stilo rimane una traccia tangibile, ben visibile all'interno di uno dei monumenti più significativi ed importanti: la Cattolica di Stilo, nello specifico nell'affresco della "Dormitio Virginis".
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Interno della Cattolica di Stilo (RC) _ Calabria affresco con la Dormitio Virginis |
PARTE III - TESTIMONIANZA DI PRESENZA EBRAICA
A STILO ATTRAVERSO LA RAFFIGURAZIONE "DELL'"ERETICO" IN UN AFFRESCO ALL'INTERNO DELLA CATTOLICA:
La Cattolica di Stilo è uno dei Beni Culturali tra i più importanti della Calabria, situata nel Borgo di Stilo in provincia di Reggio Calabria.
Oggi Stilo grazie anche alla Cattolica è uno dei centri storici più visitati della regione. Questo piccolo borgo, ha origini antichissime che risalgono al tempo della venuta dei greci nell’Italia Meridionale.
Il tessuto urbano odierno, anche se con mutazioni avvenute nel tempo, rispecchia nella disposizione l’impianto medioevale e sopravvivono ancora i resti di tratti dell’antica cinta muraria con due delle cinque porte medievali, la cosiddetta Stefanina e la Reale all’ingresso sud del centro abitato, che presenta un ricco patrimonio culturale e paesaggistico di particolare pregio e d’interesse storico.
Tuttavia a Stilo in particolar modo emerge la storia dell’insediamento sul territorio di numerose “laure” del monachesimo orientale di cui la Cattolica rappresenta la testimonianza principale.
La Cattolica di Stilo è collocata alle pendici del Monte Consolino ed è incastonata su uno sperone roccioso all'affaccio di un affascinante contesto paesaggistico.
La Cattolica è il monumento simbolo della Calabria bizantina e nel 2006, insieme ad altri sette siti basiliani calabresi, è stata inserita per la sua straordinaria valenza nella lista dei luoghi candidati a diventare Patrimonio dell’umanità UNESCO.
Nel 2014 è stata oggetto di studio e di rilievo per essere inserita nel Catalogo Generale dei Beni Culturali del MiBACT, codice ICCD 18 00110636, attraverso il progetto di campagna di catalogazione con il sistema Sigec/web della Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici per le provincie di Reggio Calabria e Vibo Valentia, a cui io stessa ho partecipato; di questo Bene Culturale esiste una seconda scheda di catalogazione già redatta dalla Soprintendenza di competenza nel 1977 e identificata con il n. 00006905.
La struttura architettonica si presenta come un cubo di dimensioni 7,80 x 7,30 metri con un’altezza misurata al colmo della cupola centrale di 7 metri, poggiante su un basamento contraffortato con la parte absidale a strapiombo sulla valle sottostante. La struttura architettonica fu edificata presumibilmente tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, impostata su una pianta a croce greca iscritta in un quadrato con tre absidi orientate, rispecchiando il modello bizantino delle chiese “a quinconce”, largamente diffuso tra la Grecia e le province orientali dell’Asia Minore. Il complesso risulta compatto e, dal punto di vista cromatico e costruttivo, presenta una perfetta mimesi col paesaggio. Il modulo del quadrato si ripropone all’interno nella suddivisione dei nove spazi delineati dalla presenza di quattro colonne di spoglio provenienti presumibilmente da siti romani. [6]
Quando si entra all'interno dell’edificio, nella prima colonna a destra è scolpita una
croce con lettere greche in forma onciale interpretata come la trascrizione del
versetto 27 del Salmo 118 Deus Dominus nobis apparuit.
Sul fusto della
colonna sono anche inscritte le “Shahada”, professioni di fede
musulmane, La ‘Ila ha Illa Alla h wahdahu (“Non c’è Dio all’infuori del Dio
unico”) e LIlla hi al Hamdu (“A Dio la lode”), scoperte
dall’archeologo Francesco Cuteri nel 1997.
Queste testimonianze nella Cattolica
di Stilo, come descritto nella pubblicazione di Elia Fiorenza del 2017, lasciano
luogo a diverse ipotesi circa la ragione della loro presenza: dall’uso temporaneo
della struttura architettonica come oratorio musulmano oppure a colonne che possano
essere state portate sul posto già incise.
Diverse, invece, sono le ipotesi
circa la fondazione e la funzione originaria dell’edificio. [7]
All'interno oltre il colonnato centrale e le iscrizioni, l'affresco della "Dormitio Virginis" con la dormiente ripresa come da tradizione consolidata e presente in tutta Europa ma con in basso raffigurato un arcangelo, secondo l'iconografia tradizionale l'Arcangelo Gabriele, che tiene in mano una spada rivolta verso l'alto, dopo appena aver tagliato le mani ad un uomo, che appare con le mani mozzate e dall'aspetto deforme nelle proporzioni somatiche, nel volto e nelle mani.
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Elaborato grafico anno 2020, autrice Vincenza Triolo |
Nella lettura di questo particolare, secondo l'indottrinamento e tradizione popolare è: "un uomo molto malvagio, un eretico che voleva capovolgere il corpo della Dormiente impedendole di salire nei cieli".
Oggi possiamo affermare che l'eretico l'umo malvagio non rappresentava altro che un povero ebreo.
Osservando l’affresco con la scena dell’uomo con le mani tagliate nel vestito all’altezza del petto è dipinta una “Rotella”, oggi secondo le indagini, eseguite sappiamo di colore rosso e giallo. Il colore giallo e quello rosso furono
entrambi usati nel simbolo della rotella, simbolo imposto sugli abiti giudaici per
distinguere gli ebrei dai cristiani.
La Rotella rappresenta un elemento storico inconfutabile di quello che fu la repressione antiebraica nel passato nel Meridione d'Italia, infatti, sappiamo dalla documentazione storica che già nel 1504 il simbolo era imposto agli ebrei a Cosenza come riportato da Davide Andreotti in Storia dei Cosentini - Vol. II Napoli 1869.
Il simbolo distintivo giudaico della Rotella come l'ebreo dalle mani tagliate nella Cattolica di Stilo, è testimonianza tangibile arrivata a noi integra, di un capitolo doloroso, ma che fa parte della nostra storia ed è fondamentale raccontarlo e farlo conoscere.[8]
Il segno giudaico della Rotella sugli abiti degli ebrei nel Meridione, è trasmessa in questo caso dal giudeo raffigurato nella Cattolica di Stilo, reo solo di avere una diversa spiritualità rispetto al resto degli individui locali, appartenenti ad altro contesto culturale, è protagonista di un fatto tragico, di una storia tra le storie, che doveva servire in questo caso nella raffigurazione da monito a livello socio - politico ed educativo per il controllo dei territori e delle vite quotidiane delle popolazioni che abitavano in questi luoghi.
NOTE:
[1] http://stilo.asmenet.it/index.php?action=index&p=76
[2] Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli
nobiliari della Calabria, I, pp. 143-146; ASNa, Sommaria, Relevi 242,
f, 60r.
[3] ASNa, Sommaria, Diversi I, 7, ff. 15v-16r; Dipendenze
della Sommaria I, 611/2; Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia
meridionale, p. 127.
[4] ASNa, Sommaria, Petizioni dei relevi, 7, f. 1r.
[5] Colafemmina C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e
documenti, pp. 88-89, 91; ASNa, Sommaria, Tesorieri e Percettori
4064.
[6] Pugliese R., Triolo V., Il simbolismo ebraico nella Cattolica di Stilo, Brenner
Editore, Cosenza(CS) 2020, pp. 15 -16.
[7] Ibidem pp. 18 24.
Per chi volesse conoscere di più e approfondire sul caso studio, le indagini, techiche con analisi utilizzate ed eseguite può scrivermi al seguente indirizzo mail: vincenzatriolo7@gmail.com
Colafemmina, C., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e
documenti, Soveria Mannelli 1996.
Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al
XVIII secolo, Torino 1915.
Pellicano Castagna, M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della
Calabria, Catanzaro Lido 1984.
Pugliese R., Triolo V., Il simbolismo ebraico nella Cattolica di Stilo,
Brenner Editore, Cosenza(CS) 2020.
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Esperta in Storia e Conservazione di B. C.
Studiosa e ricercatrice
Conservatore dei Beni Arch. ed Ambientali
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