Nel calendario ebraico nel giorno del Il 9 del mese di Av, cade la giornata di lutto Tisha Beav; giorno in cui si ricade uno dei maggiori digiuni del giudaismo dopo quello di Yom Kippur.
TESTO DESCRITTIVO
…Non è un giorno di espiazione come Yom Kippur, ma un
giorno di lutto uno dei più tristi della storia ebraica secondo alcuni.
Tale ricorrenza ricorda che:
- il 9 di Av dell’anno 586 dell’era cristiana,
Nabucodonosor II marcia su Gerusalemme e distrugge la città e il primo Tempio,
cacciando parte del popolo ebraico in Babilonia (Talmud, 416 a.e.v.);
- il 9 di Av, 656 anni più
tardi, Tito distrugge il secondo Tempio,
- il 9 di Av del 135 (d.C. ) sconfitta degli insorti guidati da Bar Kochba;
- il 9 di av del 136 (d.C) distruzione di Gerusalemme e inizio della diaspora ebraica;
- il 9 di Av del 1290 l'espulsione degli ebrei dall'Inghilterra;
- il 9 di Av del 1494 la cacciata degli ebrei dalla Spagna con l'Editto dell'Alhambra;
- il 9 di Av del 1943 la deportazione degli ebrei a Treblinka
Il digiuno che si pratica in tale ricorrenza dura 25 ore, dal tramonto del sole all’apparizione delle
prime tre stelle il giorno successivo. Oltre a ciò,
non vengono indossate scarpe di pelle o cuoio, non vengono effettuati
festeggiamenti, non si intrattengono rapporti coniugali né si palesano
manifestazioni di affetto, non ci si lava (ad esclusione delle falangi delle
mani) né si usano unguenti. Durante la
preghiera della sera e del mattino si recita il Libro delle Lamentazioni. È uso non indossare i Tefillin al mattino ma durante la
preghiera del pomeriggio; alcuni ebrei mistici usavano però indossarli al
mattino come durante gli altri giorni. Ad esclusione del Libro delle Lamentazioni , di alcune pagine del Talmud (in particolare quelle di Ghittin
55-57 che parlano della distruzione del Tempio di Gerusalemme e del terzo capitolo
di Moed Katan che discute i precetti relativi al lutto) e di alcuni passi del Libro di Geremia, non si studia la Torah, il cui studio è una gioia per l'ebreo né
altri libri sacri se non hanno a che fare con il lutto. Fino a mezzogiorno è
uso, ma non precetto, sedere su sgabelli bassi in modo da essere volutamente
scomodi.
Come a Yom Kippur, si osserva un digiuno
completo (no cibo e no bibite).
I ventuno giorni (che trascorrono dal digiuno del 17
Tamuz), sono chiamati "ben ha mezzarim" (fra le strettoie), in quanto essi
culminano con il digiuno del 9 di Av, considerato il culmine del lutto, in seno
al popolo ebraico.
Nel corso di questi giorni è proibito fare cose gioiose. Il lutto però è un graduale crescendo, poiché, fino alla fine del mese di Tamuz, alcune cose possono esser fatte, come
ad esempio, tagliarsi i capelli, le unghie, la barba e indossare capi nuovi di
abbigliamento. Dal primo del mese di Av però, il lutto si acutizza; oltre
all'astenersi dalle cose già citate è anche proibito mangiare carne,
all'infuori dei pasti sabbatici, fare il bucato, alcuni usano persino astenersi dal
lavare il proprio corpo interamente e naturalmente partecipare a feste o
riunioni mondane.
Il 9 di Av o tishà be av (in ebraico) è un digiuno di
lutto completo; esso va dal tramonto della sera precedente, all'uscita delle
stelle della sera successiva.
Anche questa giornata, ricorda cinque avvenimenti
tristi accaduti al popolo ebraico, precisamente:
quando nel racconto della
Torà, nel libro dei Numeri, fu mandata una spedizione di dodici esploratori a
ispezionare la Terra di Israele, essi tornarono riportandone le sue
caratteristiche. Dieci di essi, all'infuori di Giosuè e Calev, dissero al
popolo che quella era una terra abitata da giganti e, mai e poi mai, sarebbero
riusciti ad espugnare gli abitanti ed a conquistare la Terra. Altra disgrazia accaduta in quel giorno,
fu la caduta di Betar, città, vicino Gerusalemme, abitata dai Cohanim, i quali
furono tutti barbaramente uccisi, ai tempi della rivolta di Bar Chocvà.