lunedì 10 luglio 2023

Tishà B' av ט׳ באב 5783 (27 luglio 2023 vigilia il 26 luglio)

 

Nel calendario ebraico nel giorno del Il 9 del mese di Av, cade la giornata di lutto Tisha Beav; giorno in cui si ricade uno dei maggiori digiuni del giudaismo dopo quello di Yom Kippur.

TESTO DESCRITTIVO 

…Non è un giorno di espiazione come Yom Kippur, ma un giorno di lutto uno dei più tristi della storia ebraica secondo alcuni. 
Tale ricorrenza ricorda che:
-  il 9 di Av dell’anno 586 dell’era cristiana, Nabucodonosor II marcia su Gerusalemme e distrugge la città e il primo Tempio, cacciando parte del popolo ebraico in Babilonia (Talmud, 416 a.e.v.); 
-  il 9 di Av, 656 anni più tardi, Tito distrugge il secondo Tempio,
- il 9 di Av del 135 (d.C. ) sconfitta degli insorti guidati da Bar Kochba;
- il 9 di av del 136 (d.C) distruzione di Gerusalemme e inizio della diaspora ebraica;
- il 9 di Av del 1290 l'espulsione degli ebrei dall'Inghilterra;
- il 9 di Av del 1494 la cacciata degli ebrei dalla Spagna con l'Editto dell'Alhambra; 
- il 9 di Av del 1943 la deportazione degli ebrei a Treblinka  
Il digiuno che si pratica in tale ricorrenza dura 25 ore,  dal tramonto del sole all’apparizione delle prime tre stelle il giorno successivo. Oltre a ciò, non vengono indossate scarpe di pelle o cuoio, non vengono effettuati festeggiamenti, non si intrattengono rapporti coniugali né si palesano manifestazioni di affetto, non ci si lava (ad esclusione delle falangi delle mani) né si usano unguenti. Durante la preghiera della sera e del mattino si recita il Libro delle Lamentazioni. È uso non indossare i Tefillin al mattino ma durante la preghiera del pomeriggio; alcuni ebrei mistici usavano però indossarli al mattino come durante gli altri giorni. Ad esclusione del Libro delle Lamentazioni , di alcune pagine del Talmud (in particolare quelle di Ghittin 55-57 che parlano della distruzione del Tempio di Gerusalemme e del terzo capitolo di Moed Katan che discute i precetti relativi al lutto) e di alcuni passi del Libro di Geremia, non si studia la Torah, il cui studio è una gioia per l'ebreo né altri libri sacri se non hanno a che fare con il lutto. Fino a mezzogiorno è uso, ma non precetto, sedere su sgabelli bassi in modo da essere volutamente scomodi.
Come a Yom Kippur, si osserva un digiuno completo (no cibo e no bibite). 
I ventuno giorni (che trascorrono dal digiuno del 17 Tamuz), sono chiamati "ben ha mezzarim" (fra le strettoie), in quanto essi culminano con il digiuno del 9 di Av, considerato il culmine del lutto, in seno al popolo ebraico. 
Nel corso di questi giorni è proibito fare cose gioiose. Il lutto però è un graduale crescendo, poiché, fino alla fine del mese di Tamuz, alcune cose possono esser fatte, come ad esempio, tagliarsi i capelli, le unghie, la barba e indossare capi nuovi di abbigliamento. Dal primo del mese di Av però, il lutto si acutizza; oltre all'astenersi dalle cose già citate è anche proibito mangiare carne, all'infuori dei pasti sabbatici, fare il bucato, alcuni usano persino astenersi dal lavare il proprio corpo interamente e naturalmente partecipare a feste o riunioni mondane. 
Il 9 di Av o tishà be av (in ebraico) è un digiuno di lutto completo; esso va dal tramonto della sera precedente, all'uscita delle stelle della sera successiva. 
Anche questa giornata, ricorda cinque avvenimenti tristi accaduti al popolo ebraico, precisamente: 
quando nel racconto della Torà, nel libro dei Numeri, fu mandata una spedizione di dodici esploratori a ispezionare la Terra di Israele, essi tornarono riportandone le sue caratteristiche. Dieci di essi, all'infuori di Giosuè e Calev, dissero al popolo che quella era una terra abitata da giganti e, mai e poi mai, sarebbero riusciti ad espugnare gli abitanti ed a conquistare la Terra. Altra disgrazia accaduta in quel giorno, fu la caduta di Betar, città, vicino Gerusalemme, abitata dai Cohanim, i quali furono tutti barbaramente uccisi, ai tempi della rivolta di Bar Chocvà.