RASSEGNA STAMPA GIOVEDI 18 GENNAIO 2024: Ebrei contro ebrei Ucei: «Non siete una Comunità» Catania si ribella «E chi lo dice?» Il contenzioso. Di Segni tace. Triolo: «Delirio di onnipotenza». E la parola passa ai giudici
Ebrei contro ebrei
Ucei: «Non siete una Comunità»
Catania si ribella «E chi lo dice?»
Il contenzioso. Di Segni tace. Triolo:
«Delirio di onnipotenza».
E la parola passa ai giudici
ART. DI FRANCA ANTOCI
La comunità ebraica di Catania non ha diritto all'uso del nome "comunità"». A sferrare un attacco che finisce in Tribunale, è l'Ucei, l'Unione delle comunità ebraiche italiane.
A difendere il diritto di essere Comunità e come tale definirsi, è il cospicuo gruppo catanese guidato dall'avvocato Benito Triolo, presidente della Comunità di Catania.
A sentire le ragioni dell'una e dell'altra parte l'8 febbraio, sarà il giudice Venera Condorelli del Tribunale Civile di Catania sezione prima, a cui si è rivolta l'Ucei per chiedere la dismissione della denominazione "Comunità" in quanto esclusivo appellativo degli ebrei aderenti all'associazione privata appellandosi alla legge n. 101/89. «Legge che però, in conformità ai principi espressi dalla Costituzione - afferma l'avvocato Triolo - garantisce il pieno esercizio del diritto di culto in qualsiasi forma". Dice la legge: "E' garantita agli ebrei, alle loro associazioni, alle Comunità ebraiche ......., la piena libertà di associazione, riunione e di manifestazione....». La contrapposizione si perde negli anni.
«L'Ucei non ha perso e non perde occasione per denigrare e delegittimare la Comunità Ebraica di Catania - prosegue l'avvocato Triolo - "Con ogni mezzo", come dichiarò la presidente dell'Ucei anni addietro in una sua lettera di intimidatoria indirizzata a me in qualità di presidente della Comunità, avrebbe combattuto per la dismissione della Sinagoga di Catania e per lo scioglimento della sedicente Comunità».
In effetti, come si evince da dichiarazioni pubbliche ai media e sullo stesso sito Ucei, per ogni iniziativa resa pubblica dalla Comunità catanese, la presidente Noemi Di Segni prende posizione dichiarando «l'inesistenza della Comunità, della Sinagoga e di ebrei a Catania».
Forse per questo, interpellata telefonicamente e via e-mail, l'Ucei non risponde ritenendo di avere negli anni ampiamente esposto la propria posizione. Poco convincente in verità, perché lo status di ebreo o di Comunità non può certamente dipendere dall'iscrizione o meno a un'associazione privata pur se convenzionata con lo Stato.
«Appare ovvio che il delirio di onnipotenza - afferma l'avvocato Triolo - abbia ormai raggiunto limiti inaccettabili per qualsiasi democrazia e per un normale Stato di diritto. Ogni cittadino ha diritti costituzionalmente garantiti e, non bastano gli estremismi di altre confessioni, ma anche il fuoco che dovrebbe essere amico ci mette tutto se stesso per tentare di fare sparire un'organizzazione religiosa che esercita la propria fede nel pieno suo diritto costituzionalmente garantito.
La presidente, allo scopo, ha disturbato sindaci, prefetti, ministri e associazioni parallele all'ebraismo, pur di danneggiare l’immagine della Comunità di Catania. Ad oggi, ogni tentativo di imporsi è stato vano poiché le autorità, fortunatamente, non si fanno raggirare da un'associazione privata per imporre le sue volontà arbitrarie nei confronti di libere associazioni religiose come la Comunità Ebraica di Catania. Tuttavia appare corretto che la cittadinanza catanese sappia, che la nostra Comunità ha diritto di esistere, come esistevano le due famose comunità catanesi fino al 1492, anno della cacciata degli ebrei dai possedimenti spagnoli. E che gli ebrei di questa città, essendo ritornati all'esercizio del proprio culto presso la sinagoga di via Leucatia, non sono disponibili ad essere nuovamente cacciati così come avvenne in quel tempo. Confidiamo e siamo certi che il Tribunale Civile di Catania saprà applicare scrupolosamente la legge in difesa dei diritti primari dei cittadini e contro ogni disdicevole tentativo di prevaricazione. I ministeri e quanti altri organismi pubblici contattati da detta associazione di privati cittadini, dovrebbero riflettere prima di dare credito a soggetti privati privi di legittimazione giuridica».
La storia dimostra che essere ebreo non è mai stato facile, né per nascita né per conversione.
La guerra che in questi giorni sta dilaniando il Medio Oriente, esplosa dall'atavico miscuglio di religione e politica, lo conferma. Assistere a un contenzioso sulla denominazione di "Comunità", fosse solo questo il problema, lascia un profondo senso di amarezza per chi lo scrive, chi lo legge e chi soprattutto lo vive dopo aver lottato per il riconoscimento della propria identità culturale e religiosa. «Adesso abbiamo la sinagoga - conclude l'avvocato Triolo - la Comunità, un Ben Din israeliano che ci aiuta nel fare le conversioni, stiamo costruendo il Mikve'. Un viaggio in America ci ha regalato un Sefer Torà offerto dalla Comunità Ebraica di Washington, che si presenta puntuale al suo insediamento nella sinagoga di Catania. E con una grande festa, la missione può dirsi compiuta».
Del paradosso UCEI che si scaglia dall’inizio contro la Comunità ebraica di Catania e la sua Sinagoga ne avevamo già scritto il 16 Gennaio 2023. Non è possibile trovarsi nella stessa situazione un anno dopo.
L’articolo era stato ripreso anche in Francia dove, per fortuna, l’atmosfera tra ebrei è migliore. Meno male, soprattutto in questo periodo buio in cui il conflitto tra Israële ed Hamas sta provocando un insensato e pericoloso rigurgito di antisemitismo in tutta Europa.
Per chi non avesse seguito dall’inizio: il 28 ottobre 2022, dopo 530 anni di vuoto a causa della cacciata degli ebrei dai territori spagnoli, e la Sicilia ne faceva parte, Catania ha ricreato la propria Comunità con la propria Sinagoga nel Castello di Leucatia. Lesa Maestà per la Presidente dell’UCEI Noemi Di Segni ! Una Comunità indipendente, non sottomessa alla “autorità” centrale. Peccato che non sia d’obbligo. Il Presidente della Comunità di Catania, l’Avvocato Baruch Triolo è uomo di Legge e giustamente reagisce, sostenuto da una comunità più che solida.
La Signora Di Segni si è anche data la pena di recarsi a Catania presso alcune Autorità della città, tra le quali il Sindaco al quale ha chiesto di privare la Comunità dei locali della Sinagoga, che la Municipalità stessa aveva concesso. Tra l’altro un luogo di culto è un bene inalienabile!
E’ stato scritto l’inverosimile. Eppure la Comunità ha tutto per essere tale e per avere la propria Sinagoga. Catania ebbe già due sinagoghe, distrutte da catastrofi naturali rispettivamente nel 1669 e nel 1693. E non solo Catania. Tutta la Sicilia ha conosciuto la presenza di ebrei: Agrigento, Sciacca…
Avevamo già pubblicato, un anno fa, un Estratto dal parere giuridico in risposta alle esigenze dell’UCEI:
“Riferisce la sentenza della Corte regolatrice, che il dettato del Regio Decreto-legge 30 ottobre 1930 n. 1731, dà luogo ad attribuzione di personalità giuridica di diritto pubblico alle Comunità Israelitiche ed alla loro Unione, IN PIENO CONTRASTO, sia con il principio costituzionale dell’autonomia delle confessioni religiose, che rende illegittima ogni interferenza dello Stato nell’autonomia degli enti costituiti per fini di religione; sia con il principio di laicità dello Stato. (artt. 2-3-7-8-19 e 20 – conf. sentenze Corte Cost. n. 43/88 e n. 239/84). La sentenza prosegue osservando che “presupporre che dette entità siano organismi pubblici, contrasta con il principio di eguaglianza rispetto ad altre religioni, costituendo una palese discriminazione e viola, altresì, il principio di libertà religiosa e dell’autonomia delle confessioni. Tali norme sono anche in contrasto con il principio di laicità dello Stato. (Sentenza Corte Costituzionale n. 203/89). Il rispetto di tale principio implica la garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale”.
Dobbiamo ripetere che l’inaugurazione della Sinagoga “Schola degli ebrei di Catania“ si è svolta in presenza di sommità del mondo ebraico con l’arrivo del Sefer Torah – i rotoli su cui viene trascritta la Torah – portato nientemeno che da Washington ? Che il rabbino capo della Sinagoga è Gilberto Venturas, nato in Brasile da madre polacca e padre egiziano, discendente di Moses Zeev Pintchowsky, uno dei fondatori di una delle sinagoghe ashkenazite più antiche del Brasile ? Che un Bet Din israeliano aiuta la Comunità nelle conversioni e che il Mikve è in costruzione? Che il rabbino di riferimento e presidente del Tribunale Rabbinico è Haim Amsalem, già rabbino capo di Ginevra e presidente del Tribunale rabbinico Ahavat hagher di Gerusalemme…?
Andando avanti così farò dei copia e incolla degli articoli precedenti. La Signora Di Segni quasi mi facilita il lavoro ma se repetita iuvant… stancano anche.
Il quotidiano La Sicilia del 18 gennaio riporta le rimostranze dell’UCEI ed anche la risposta dell’Avvocato Triolo perché l’8 febbraio prossimo sarà il Giudice Venera Condorelli, del Tribunale civile di Catania, a dover sentenziare. Mi permetto di dire che il titolo dei colleghi de La Sicilia “Ebrei contro Ebrei” non è proprio corretto. “L’Ucei contro gli ebrei” è più adeguato.
La Signora Di Segni porta in Tribunale una Comunità perché non vuole affiliarsi? Si accontenti di tutte quelle che l’UCEI conta già perché un tale accanimento non trova più spiegazioni.