Avv. Anna Golotta Presidente Associazione Virginia Holp Monis © - COPYRIGHT FOTO AGENZIA COMUNICAZIONE LUIGI SALSINI |
Gli spunti di riflessione che questo tema offre sono notevolissimi ed essere sintetici non è affatto semplice. Ad ogni modo, la mia riflessione muoverà dall’articolo 21 della Costituzione Italiana. L’articolo 21 sancisce uno dei principi cardine della nostra architettura costituzionale, statuendo che tutti hanno il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero. A primo acchito, soprattutto al giorno d’oggi, questo diritto sembrerebbe essere cosa scontata, specie per i più giovani che, fruendo dei social network si trovano costantemente ad esprimere il loro pensiero di fronte a milioni di individui. In realtà, l’articolo 21 è tra le norme della Costituzione forse quella più sofferta, quella che più di tutte partecipa delle sofferenze di tutti i dissidenti del regime fascista (di ogni colore politico), di tutti i perseguitati politici, di tutti quegli uomini e quelle donne che hanno strenuamente combattuto per riconsegnare agli italiani uno Stato libero e democratico postergando ai valori di libertà, uguaglianza e democrazia la loro stessa vita. A tale proposito, il mio pensiero va a due donne, due luci immortali di libertà. La prima è una giovane intellettuale olandese, Hetty Hillesum, la seconda una giovanissima maestra italiana, Rita Rosani. Queste donne straordinarie, entrambe ebree, vivono in prima persona l’esperienza delle leggi razziali, della persecuzione e (solo la prima) della deportazione. Sono due donne accomunate da un destino infelice cui loro stesse decideranno volontariamente di consegnarsi, la prima per condividere appieno la sorte del suo popolo, internandosi volontariamente nel campo di concentramento di Westerbork, e la seconda cadendo in battaglia durante un accerchiamento di alcuni uomini della Guardia Nazionale Repubblicana. Entrambe queste donne ci lasciano un messaggio di libertà importantissimo.
Immagine di Copertina Diario 1941 - 1943 Etty Hillesum © photo V.T. |
Rita Rosani è invece una maestra italiana Medaglia d’oro al
valor militare che, vittima delle leggi razziali, dopo l’ 8 Settembre decide di
essere parte attiva della Resistenza. Fonda la Banda Aquila della quale è
l’unico membro donna. La sua base è una baita sul monte Comun. Rita è una donna
forte, risoluta, coraggiosa. Fortemente “Ebrea”, non rinuncia a
distribuire le azzime durante la festività di Pesach. Quelle azzime
diventano più che mai emblema di libertà e baluardo d’identità. Durante
l’accerchiamento da parte della Guardia Nazionale Repubblicana, i suoi compagni
la invitano a mettersi in salvo e lei rispondendo loro: “Vuialtri g’avi
voia de scherzare!” (voi avete voglia di scherzare!”), si getta invece
in prima fila nella mischia. Sarà colpita a morte con un colpo alla testa.