sabato 8 dicembre 2018

LE LORO STORIE: LA NOSTRA STORIA - TONINO NOCERA - "Libertà d’espressione e festa delle luci" - Circoscrizone Calabria - Comunità Ebraica di Napoli

 

Tonino Nocera - Le loro storie: la nostra storia
 © - COPYRIGHT FOTO AGENZIA COMUNICAZIONE LUIGI SALSINI 

 “Dei miei colleghi presenti uno solo, anzi non collega, superiore, il preside Oreste Dito, di San Giovanni in Fiore, calabro-albanese che stava conducendo uno studio sugli Ebrei nel Mezzodì d’Italia”. Queste parole tratte da I miei conti con la scuola. Cronaca scolastica italiana del secolo XX di Augusto Monti (piemontese di Monastero Bormida, Asti e docente nella nostra città nel 1911/1912) presentano Oreste Dito - che con il suo La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI - segnò una tappa fondamentale negli studi storici sull’ebraismo calabrese. Illuminando il nostro passato. Perché raccontare vuol dire tramandare ai posteri quanto accaduto; ordinare; dare un senso agli eventi: fare luce.

Parlerò di ebrei e non che con la parola hanno acceso un lumeCome Benedetto Musolino, patriota risorgimentale di Pizzo Calabro definito generoso figlio della Calabria o illustre figlio della forte Calabria. Con il suo Gerusalemme ed il popolo ebreo – ultimato a Genova il 10 maggio 1851, 45 anni prima che Teodoro Herzl pubblicasse Lo stato ebraico – propose la nascita dello stato d’Israele.

Israele visitato nel 1961 da Mario La Cava: inviato al processo Eichmann del Corriere Mercantile, quotidiano di Matera. In seguito, lo scrittore - nato a Bovalino sul mar Jonio: là dove sorge il sole -  scrisse Viaggio in Israele: uno straordinario affresco del giovane stato. La Cava ama Haifa: le sue spiagge e il suo mare gli ricordano la nostra Calabria.

E che dire dei manoscritti ebraici? A Reggio Elasa Parnas copiò il commento medico di Averroè di un’opera di Aristotele. A Cosenza Perez b. Shemuel copiò il commentò di David Qimmhi a Ezechiele e ai profeti minori. Altri furono realizzati a Strongoli e Crotone. Manoscritti oggi custoditi a Parigi, Oxford, Vaticano, Milano, Roma e che gettano una luce sulla Calabria ebraica.

Dal mare Jonio arrivò nel 1935 il Sara Primo. Navigando da Zante a Malta: si arenò sulla spiaggia di Bianco. L’equipaggio era costituito da giovani marinai ebrei che si addestravano all’arte della navigazione presso la scuola marittima di Civitavecchia. Provenivano dalla Polonia e costituirono il primo nucleo della marina d’Israele. La loro storia è narrata da Leone Carpi in Come e dove rinacque la Marina d’Israele. Leggendolo, apprendiamo, inoltre, che un gruppo di marinai guidato da Abram Blass Mejer, polacco di Lublino, raggiunse in treno Reggio per acquistare viveri.

 Primo Levi ne La Tregua racconta la storia di due calabresi: Vincenzo, un giovane pastore epilettico e Cantarella, un marinaio che faceva il fabbro febbraio. Così li descrive Levi: “Cantarella era un marinaio calabrese di altissima statura e di magrezza ascetica, taciturno e misantropo”; “Vincenzo era un ragazzo difficile: un pastore calabrese finito in Germania chissà come…. Era nomade nell’anima, inquieto”. Vincenzo soffriva di epilessia e appena avvertiva i sintomi che preannunciavano una crisi: si allontanava.

Ma a 80 anni dalle infami leggi razziali un documento custodito dall’Archivio Segreto Vaticano riguarda la nostra città. Una lettera – datata 2 Agosto 1938 - inviata al Papa: contiene una missiva spedita a Mussolini con cui un gruppo di reggini si scaglia contro il crescente clima antisemita. C’è un duro, durissimo attacco a Mussolini e una profezia “Sarai abbandonato da tutti… Verrà il giorno non lontano nel quale chiamerai e nessuno ti ascolterà” La lettera è firmata i veri fascisti dell’Italia novella. Erano veramente un gruppo o forse fu un solo uomo che si nascose dietro al gruppo? Chissà! Non lo sapremo mai.

Gustav Brenner, ebreo viennese. In fuga dal nazismo raggiunse Milano, dove fu arrestato e poi internato a Ferramonti. Dopo la liberazione rimase a Cosenza dando vita all’omonima casa editrice.

Angelo Fortunato Formiggini, ebreo di Modena, editore e scrittore: uso lo pseudonimo Formajin da Modna. Si suicidò - dopo la promulgazione delle Leggi Razziali - lanciandosi, il 29 Novembre 1938, dalla Ghirlandina, la torre del Duomo di Modena. 

Infine, per ultimo ma non ultimo, il giornalista Vincenzo Morello - nato a Bagnara Calabra e noto come Rastignac - sostenne l’innocenza del capitano Dreyfus.

Questi, cari, ragazzi, sono solo alcune storie che a una prima superficiale lettura potrebbero apparire come storie d’altri che non ci riguardano. In realtà sono la nostra storia: la storia d’Italia. I" - "TAL" - "YA" in ebraico: Isola della Rugiada Divina. Così come costituiscono storia i tanti ebrei dei quali ignoriamo i nomi che durante le varie - e purtroppo frequenti espulsioni – salvarono e custodirono i testi sacri: facendoli giungere sino a noi. Proseguendo la millenaria e ininterrotta tradizione ebraica: non spegnendo la sua luce. Talvolta – anzi quasi sempre – mi chiedono perché mi occupo di ebraismo: non lo so. All’inizio sono stato attratto dall’umorismo ebraico. Posso soltanto citare un aspetto, tra i tanti dell’ebraismo, che mi hanno colpito. L’attenzione e la cura riservate allo studio e alla conoscenza. Lo cito volentieri proprio perché siamo in una scuola. Gli ebrei non hanno mai conosciuto l’analfabetismo. Ma forse, la risposta al mio amore per l’ebraismo è un’altra: chiara, semplice, immediata ed è contenuta nei versi di Hannah Szenes

 

 La Voce chiamò e Io andai 
Andai perchè la voce chiamò 


INTERVENTO:

TONINO NOCERA 

© Nocera & Jewish Calabria