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Opera di Emanuele Luzzati |
Quest'anno 5783 la Festa di Chanukkah sarà dal tramonto di domenica 18 dicembre a quello di lunedì 26 dicembre 2022.
ALLE ORIGINI DELLA FESTA DI CHANUKKAH
La storia della ricorrenza di Chanukkah è raccontata
nel I e II libro dei Maccabei, apocrifo della Bibbia. (…)
Durante il suo regno Alessandro il Macedone,
Alessandro Magno, assoggetta prima la Grecia, poi le regioni appartenenti
all’impero persiano; rivolge quindi la sua attenzione ai paesi mediterranei, e
siccome da sempre la Giudea è una via di primaria importanza fra oriente e
occidente sia per il commercio, sia per scopi militari, Alessandro la conquista
senza peraltro trovare alcuna resistenza da parte della popolazione dal momento
che fino ad allora era stata sotto il dominio persiano.
Le varie provincie dell’impero fondato da Alessandro,
pur sottoposte al governo centrale, godono di una notevole autonomia. Il
giovane imperatore, innamorato della cultura greca, si adopera a diffonderla
presso tutti i popoli sottomessi. E’ lui, infatti, a dare inizio all’epoca che
viene definita ellenistica, epoca di grande rinnovamento culturale e artistico,
terminata con la conquista della Grecia da parte dell’impero romano.
La tradizione ebraica afferma che Alessandro rimase
profondamente colpito anche dalla cultura dei savi di Israele, con i quali ebbe
frequenti contatti; su questo argomento il Midrash, che sempre su basi
storiche, ci fornisce interessantissime testimonianze. Tuttavia numerosi ebrei
si lasciarono influenzare dalla cultura greca, dall’ellenismo, giunto all’epoca
al culmine del suo splendore.
La civiltà religiosa e sociale ebraica, fondata sulla
Torah e sulla letteratura profetica che insegnano monoteismo e l’uguaglianza
tra tutti gli uomini, è però radicata e diversa da quella greca che erge i suoi
ideali sulla forza e sulla bellezza fisica, suoi valori artistici
dell’idolatria. Questa distanza culturale impedisce che l’ellenismo penetri in
profondità soprattutto tra la popolazione strettamente legata e fedele agli
ideali ebraici.
Alla morte di Alessandro Magno (IV sec. A. Era
Cristiana) il regno si smembra e sovrani dei vari stati divengono i diadochi.
Segue un periodo molto confuso di lotte, alla fine
delle quali la maggior parte dell’impero di Alessandro viene diviso fra Egitto
sotto il dominio dei Lagidi, e Siria, sotto quelli dei Seleucidi.
La Giudea rimane in un primo tempo sotto l’Egitto sul
trono del quale si succedono tre re lagidi uno dei quali, Tolomeo II Filadelfo,
commissiona la traduzione della Bibbia in greco: fatto di grande rilievo poiché
da questo momento la Bibbia che, scritto in ebraico, era praticamente
inaccessibile alle culture di lingua diversa, può essere letta e studiata anche
dai non ebrei.
Tale lettura esercita una notevole influenza sulle
classi più culturalmente preparate e sui filosofi già alla ricerca di una
concezione religiosa e sociale diversa da quella dell’epoca: ed è così che
tutta la civiltà successiva darà fortemente influenzata sia dalla cultura
ellenistica, sia da quella ebraica.
Segue un periodo di lotte fra Lagidi e Seleucidi che
si riflettono anche in Giudea con alternarsi di momenti più o meno tranquilli,
e infine la Giudea passa sotto il dominio dei Seleucidi.
Antioco III, re di Siria, non esercita un potere
troppo oppressivo, ma si arroga il diritto di destituire e nominare i sommi
sacerdoti ebrei. Sotto Antioco IV si verificherà una scandalosa lotta di potere
tra due personalità ebraiche, che avevano ellenizzato i loro nomi in Giasone e
Menelao, lotta che coinvolge moralmente e materialmente tutta la popolazione
ebraica.
Molti del popolo in Giudea simpatizzavano invece coi
chassidim, gli ebrei ligi alle leggi della Torah, perché ritenevano che
l’eccessiva influenza dell’ellenismo sulla cultura ebraica potesse portare
all’annullamento della sua identità.
Diviene re Antioco IV che si trova a governare popoli
di diverse e non omogenee culture: ritiene di poter ovviare a tale difficile
situazione imponendo a tutti, compresi gli ebrei, una totale ellenizzazione che
significava anche l’accettazione del culto idolatra.
La cultura ellenistica era penetrata senza difficoltà
fra la popolazione ebraica affascinata dall’arte, dall’amore per l’estetica,
dalla filosofia greca. I giovani si erano appassionati agli esercizi ginnici e
frequentavano con entusiasmo il gymnasium, le palestre.
Ma nessuno dei predecessori di Antioco IV si era
intromesso nel credo ideologico ebraico, salvaguardando, almeno agli occhi
degli ebrei, la loro stessa libertà civile, sostanzialmente coincidente secondo
la loro cultura con la libertà religiosa.
L’obbligo di accettare il culto dei greci che
sottintendeva il riconoscimento di tutto il suo pittoresco e variopinto Olimpo,
non aveva suscitato alcun risentimento presso i popoli idolatri abituati sempre
ad aggiungere con la massima disinvoltura ai propri anche gli dèi dei
conquistatori; nella Giudea, invece, questa imposizione suscitò una reazione violentissima
soprattutto fra i Chassidim, i fedeli, i pii, che, come già detto, avevano
sempre guardato all’ellenismo con diffidenza, e inoltre non erano mai stati
favorevoli alla dinastia dei Seleucidi che si era troppo immischiata nelle
questioni religiose ebraiche.
Ma il potente Antioco IV, che si fa chiamare Epifane,
“Dio che si manifesta”, ma che gli ebrei chiamano Epimane, “il pazzo”, non può
permettere che un piccolo popolo quale quello degli ebrei resti apertamente
fedele a un’ideologia monoteista in aperto contrasto con quella di Stato e
completamente diversa da quella degli altri popoli del suo impero.
Di fronte al tenace rifiuto degli ebrei di accettare
l’idolatria greca, assume un atteggiamento apertamente persecutorio che mira a
colpire il cuore della fede ebraica: il 25 di Kislev fa erigere un altare a
Giove sul monte del Tempio, proibisce lo studio della Torah, la pratica della
circoncisione, l’osservanza del Sabato e delle feste. I rotoli della Torah
vengono bruciati sulle pubbliche piazze. A Gerusalemme viene compiuta una
strage fra la popolazione fedele all’ebraismo e costruita una fortezza, l’Acra,
presidiata da truppe siriache.
Fra gli ebrei si verificano atti di eroismo: al
vecchio Eleazar viene promessa salva la vita purché compia anche solo il gesto
di mangiare carne di maiale per dare una dimostrazione al popolo. Eleazar
rifiuta e viene ucciso.
Anna, madre di sette figli, li esorta a rifiutare
l’imposizione di Antioco di inchinarsi agli idoli, e li invita a proclamare
apertamente la loro fede in Dio: i suoi figli vengono torturati e uccisi
davanti ai suoi occhi, precedendo di poco la sua stessa sorte.
Il popolo ebraico non si arrende: il precetto della circoncisione
è effettuato segretamente, le feste celebrate nell’intimità delle case, la
Torah insegnata di nascosto.
Antioco non sopporto la resistenza passiva della
popolazione e invia nei vari paesi suoi funzionari a edificare altari su cui
far sacrificare agli dèi animali impuri, in particolare maiali, dagli stessi
ebrei. Per compiere il sacrificio vengono scelte di proposito eminenti
personalità del mondo ebraico. Se rifiutano vengono uccise. Antioco spera che
vedendo i loro capi profanare apertamente e pubblicamente il proprio credo,
anche la popolazione si arrenda alle imposizioni siriache; se questo tentativo
fallisse confida tuttavia di fiaccare la volontà del popolo di fronte al
martirio dei capi.
Alcuni funzionari siri giungono a Modi’in, piccola
città dove si era rifugiato Mattatià della famiglia degli Asmonei, che era
stato il Kohen Gadol, il Sommo Sacerdote.
Anche lì viene edificato un altare e viene imposto a
Mattatià di compiere il sacrificio.
Mattatià uccide il funzionare, poi distrugge l’altare.
E’ l’inizio della rivolta.
Mattatià e i suoi cinque figli, Jochanan, Simeone,
Giuda, Gionata e Eleazaro, abbandonano Modi’in e si rifugiano sugli impervi
monti della Giudea.
La notizia di questo atto di coraggio si diffonde. Una
nuova speranza accende gli animi. Intorno a Mattatià e ai suoi figli si
riuniscono tutti coloro che, intolleranti dell’oppressione siriaca, scelgono la
strada della ribellione per mantenere la propria libertà. Sui monti della
Giudea si formano centri di raccolta e rifugi in cui vivere, e organizzare
azioni contro i siri.
Giuda, uno dei figli di Mattatià, prende il commando
dei ribelli.
Si verifica così la prima guerra partigiana della
storia: una guerriglia che non dà tregua alle truppe sire impedendo loro i
movimenti tra una città e l’altra, cogliendo di sorpresa e disarmando i
drappelli in transito, e mettendo in seria difficoltà tutta la bene organizzata
e potente macchina bellica sira.
Gli ebrei combattono all’insegna dell’improvvisazione,
ma hanno un’ottima conoscenza del territorio e dei monti, e soprattutto fede e
un ideale da difendere.
Per questa tattica di continuo martellamento sul
nemico Giuda merita il titolo di Maccabi, da maccab, “martello”, appellativo
con cui in seguito vengono designati anche tutti i suoi fratelli conosciuti
infatti come i fratelli maccabei.
La guerriglia si trasforma in una vera e propria
guerra: l’entusiasmo di Giuda e dei suoi soldati ha spesso la meglio sul
potente esercito nemico. Gli attacchi compiuti dagli ebrei sono preceduti da
discorsi di Giuda , da preghiere e da digiuni.
Antioco manda nuovi generali e nuovi soldati in
Giudea, ma si trova in una difficile situazione politica. Inoltre si sta
affacciando sul Mediterraneo una nuova, pericolosa potenza: Roma, che sta
combattendole guerre puniche per il predominio del Mediterraneo.
Le vittorie conseguite mettono Giuda in condizione di
attaccare Gerusalemme. La fortezza sira, l’Acra, cade; il Tempio viene
liberato, ma è necessario riconsacrarlo con l’accensione del Ner Tamid, un lume
che non doveva mai, per nessuna ragione, essere spento in quanto testimonianza
della vigile presenza e della fede del popolo in Dio.
Ma i siri avevano imperversato nel Tempio rubando e
distruggendo tutto ciò che vi era contenuto, perfino l’olio consacrato
necessario per riaccendere il lume: in tutto il Tempio viene ritrovata una
minuscola ampollina ancora sigillata, ma il suo contenuto potrà garantire luce
solo poche ore e per prepararne dell’altro occorrono per lo meno otto giorni!
Nasce una discussione fra i Sacerdoti:
bisogna rinviare la consacrazione di otto
giorni, o riconsacrare subito il Tempio pur sapendo che l’olio non basterà il
tempo necessario a prepararne della’altro e che quindi a un certo punto si
spegnerà?
La
fede ha il sopravento, il lume viene acceso e il Tempio riconsacrato.
E,
racconta il Midrash, accade il miracolo: il poco olio dura otto giorni, e il
Ner tamid non si spegne.
Nel trattato Shabbath della Mishnah leggiamo:
Che
cosa significa Chanukkah? Quando i greci entrarono nel Tempio profanarono tutto
l’olio che vi si trovava, ma quando i re della casa degli Asmonei li
sopraffecero e furono vittoriosi, cercarono nel Tempio e trovarono soltanto
un’ampollina d’olio con il sigillo del sommo sacerdote che conteneva olio
appena sufficiente per un giorno: e accadde un miracolo e durò per otto giorni.
Fu così istituita la festa di Chanukkah,
“inaugurazione” e quindi “riconsacrazione”, e i Maestri ritennero giusto che
durasse otto giorni, anche in analogia con la ricorrenza di Sukkoth, la più
lunga delle ricorrenze sacre stabilite della Torah (cf Lv 23).
Durante questi otto giorni in ogni casa ebraica
vengono accese le luci, per perpetuare il ricordo del miracolo dell’olio e
celebrare la vittoria della fede.
E’ significativo che le luci siano accese vicino alla finestra perché i passanti le vedano, gioiscano e ne traggano un monito: non solo la vita del prossimo è sacra, ma anche i suoi ideali.
FONTE:
Autori: Clara Costa Kopciowski, Elia Kopciowski
Editore: Ancora (1 gennaio 2001)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 176 pagine
ISBN-10: 8876108920
ISBN-13: 978-8876108921
Dimensioni: 14 x 1 x 21 cm
Quella di Channukah è una festa
molto attesa anche dai bambini, che nei giorni precedenti preparano le loro
lampade di tutte le forme, misure e materiali possibili ed ha il suo
significato più profondo nel messaggio che porta.
vuole ricordare
la vittoria del debole sul forte del bene sul male.
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CARTOLINA - GRAFICA DI V. TRIOLO |
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