Gli effetti dell’Inquisizione e la cacciata degli ebrei presentano due realtà parallele: la prima, che storici e studiosi hanno tracciato in base alle fonti esistenti, gli aspetti pratici dell’Inquisizione e dell’espulsione degli ebrei dai territori, è caratterizzata dalla fuga di ebrei e/o da conversioni forzate a volte anche spontanee, la seconda non storicamente provata è quella antropologica e culturale, secondo la quale gli ebrei rimasti continuarono di nascosto la trasmissione delle proprie radici giudaiche con semplici gesti e tacite affermazioni.
S'ipotizza che a poter andare via
dal Meridione di Italia vi fu una gran parte di popolazione ebraica con una
buona capacità economica, di contro molte famiglie meno
abbienti decisero di non abbandonare i luoghi natii, dove,
possedevano attività lavorative ben avviate e proprietà.
Per capire meglio la questione
descritta si dovrebbe fare un passo in dietro con la mente e immedesimarsi in
qualche modo nello scenario del contesto socio – culturale del 1500, quando gli
ebrei, dietro l’emanazione di un editto esito di una violenza politica e
d’intolleranza religiosa, furono costretti a convertirsi al cristianesimo per
sottrarsi alla morte o all’esilio.
L’espulsione aveva imposto a
migliaia di persone di abbandonare i luoghi in cui erano nati, la loro vita
quotidiana e il lavoro fonte del proprio sostentamento.
Andare via da una terra verso
un’altra significava attraversare luoghi ostili, e farlo non era semplice,
soprattutto se pensiamo che a quel tempo i mezzi di trasporto erano carri
trainati da bestiame, cavalli per chi li aveva, una barca oppure i propri
piedi.
Durante il viaggio dell’esilio,
si doveva portare con se il necessario per coprirsi, molta acqua, cibo a
sufficienza e poi c’erano le problematiche legate ai bambini, ai neonati e/o
agli anziani e gli infermi non in grado di camminare.
Tutto diveniva molto pesante insieme al carico emotivo.
Quanti furono gli ebrei che si potevano permettere di programmare una fuga organizzata nel migliore dei modi ed in fretta?
Si consideri anche che nel 1500 la forza lavoro erano le braccia, pertanto le famiglie erano numerose ed in media ognuna era costituita da cinque a dieci figli.
Un padre e una madre con tanti figli, senza carri o possibilità di trasportare acqua e cibo non deteriorabile per un viaggio di almeno un mese a piedi, che probabilità aveva di far sopravvivere i propri figli?
Alla e ad alcuni padri di
famiglia, affinché non vedessero morire figli e mogli non rimase che una
scelta, quella di accettare pubblicamente una conversione.
Sicuramente quel padre,
umanamente, avrà pensato che la sua anima ebraica, la sua Neshamà non sarebbe
stata intaccata da una cerimonia religiosa differente dalle proprie, il legame
con HaShem era indissolubile e poi “chi salva una vita… salva il
mondo…”.
Guardando a una morte certa in un
modo o nell’altro il padre di famiglia ha applicato la regola del valore della
vita e la sopravvivenza della discendenza.
La situazione di estrema povertà nella quale versavano alcune famiglie fu documentata storicamente nell’accoglienza degli ebrei siciliani in Calabria durante l’espulsione a seguito dell'Editto dell’Alhambra tradotto ed applicato in Sicilia, in tale occasione re Ferrante dovette istituire una tassa sulla carne per affrontarne l’emergenza.
Coloro che andarono via avevano
mezzi più di altri per poterlo fare, alcuni di questi essendo benestanti
aiutarono altri; chi invece rimase, dovette mantenere le posizioni sul
territorio e prepararsi ad un’ottica di resistenza culturale.
Molti ebrei si convertirono pur
mantenendo di nascosto la loro “fede”.
Una grande sfida lunga secoli ma costante. Il pensiero dominante era: ”La mia Fede vivrà così com’è sopravvissuta in altre situazioni" .
La resistenza fu dura i problemi
tanti, si persero i libri, i maestri, l’uso della lingua ebraica, sostituita da
quella greca, latina e in seguito popolare romanza.
Perso l’uso dell’ebraico, si
tramandarono i ricordi in lingua corrente.
<< … vittime di violenza politica e intolleranza religiosa,
inassimilabili malgrado il battesimo forzato, perseguitati dalle prime leggi
razziste, costretti a un’emigrazione interiore, ne più ebrei, ma neppure
cristiani, i marrani sono “’altro dell’altro”.
La scissione lacerante, la doppiezza esistenziale conducono alla scoperta
del sé, all’esplorazione dell’interiorità…
… Sopravvissuti grazie alla clandestinità, alla resistenza della memoria,
al segreto del ricordo, divenuto con il tempo ricordo del segreto, i Marrani
non possono essere consegnati all’archivio.
Il Marranismo non si è mai concluso…>>
Le parole trascritte dal libro della Di Cesare, con un linguaggio chiaro parlano del Marranismo e fanno ben comprendere come ancora oggi ci sono figli e figlie, che senza saperlo incarnano i fantasmi dei loro antenati come afferma Jacques Derrida, infatti, non si è mai concluso e certe ferite vanno risanate.
I costretti ebbero un’emigrazione
interiore ma ereditando l’alterità dell’ebreo. All’inizio non fu difficile
preservare riti, cerimonie e consuetudini; i convertiti rimasero
consegnati alla fedeltà del loro ricordo con tenacia, ostinazione ed impegno
evitando che la memoria si affievolisse e la conoscenza venisse meno.
Col passare del tempo, tutto
divenne intimo, segreto, poiché era impensabile ed impossibile
un'osservanza pubblica ed attiva, anche se si perse la conoscenza della lingua
ebraica e l'osservanza di tutti i precetti, molte usanze continuarono ad
essere perpetuate nel tempo e tramandate alle nuove generazioni fino
discendenti inconsapevoli ai giorni nostri.
Isolato alla sfera privata, intima, il Marranesimo riuscì a restare in vita per secoli, spesso in una forma tutta al femminile; infatti, secondo alcuni studi di testimonianze storiche, furono proprio le donne a resistere di più e più a lungo, le stesse riuscirono a tramandare le Berakhòt, ma anche a celebrare clandestinamente le Feste e trasferire antichi saperi sulla cultura e tradizione ebraiche, anche attraverso l'ausilio di sincretismi per non farsi scoprire.
NOTE (***) PARTE I DA SCRITTI DEL 2019
BIBLIOGRAFIA:
- COLAFEMMINA Cesare, Gli ebrei nella Calabria meridionale, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1999;
- DI CESARE Donatella, Marrani l’altro dell’altro, Giulio Einaudi Editore, Torino 2018.